L’ultima opinione del virologo Guido Silvestri: la chiusura totale contro il coronavirus è pressoché inutile.
Al contrario, molto meglio organizzarsi per chiusure parziali e mirate, adatte a fronteggiare la possibile esplosione di nuovi focolai, qualora si dovesse presentare questa eventualità. Il virologo lo ha affermato nella sua rubrica facebook. “Qui ogni giorno scopriamo cose nuove, e non è saggio rimanere della stessa idea quando cambiano i dati a nostra disposizione”, ammette.
Spiegando che ora la sua visione della pandemia è diventata differente. “Se il Presidente Conte o chi per lui mi avesse chiesto il 10 marzo 2020 un parere sul lockdown, avrei detto senza esitazione: Sì, lo dobbiamo fare, qui e subito”, afferma Silvestri.
“Perché in quel momento non avevamo altra scelta. Ora, due mesi dopo, sappiamo fortunatamente molte più cose sul virus e sulla malattia, ed è normale che, quando cambiano le informazioni a nostra disposizione, cambino anche le nostre opinioni”, spiega.
Sono stati cioè i fatti avvenuti in questi ultimi giorni e settimane a modificare la sua percezione della realtà e quindi, eventualmente, le misure da prendere contro il virus. “La stagionalità sembra avere un ruolo molto importante nell’andamento della pandemia in specifiche aree geografiche”, dice il virologo.
Per questo “l’immunità naturale potrebbe essere più facile da raggiungere a causa di cross-reattività dell’immunità cellulare con altri coronavirus”. Così di fatto si giunge alla conclusione che smentisce nettamente tutto quello fatto finora, cioè il lockdown.
E di conseguenza anche tutte le tragiche conseguenze che arriveranno nei prossimi mesi e che rischieremo di portarci dietro a lungo, qualora non si riuscisse a trovare soluzioni adeguate dal punto di vista economico e politico.
Un po’ come dire, tristemente: finora abbiamo scherzato. Non era necessario chiuderci in casa. “Non sempre le chiusure “totali” hanno dato risultati migliori delle chiusure parziali o limitate (vedi New York vs. Florida)”, spiega Silvestri.
“I clusters più grandi di contagi avvengono in ambienti non protetti dalla chiusura (case di riposo, ospedali, famiglie, industria della conservazione della carne, ecc.), mentre i contagi in altri ambienti sono rari”.
Oltre a tutto ciò, vanno poi fortemente considerati anche “i danni psicologici della chiusura prolungata sui bambini e adolescenti”. Danni che potrebbero incidere pesantemente nella crescita dei piccoli.
“Alcuni modelli epidemiologici che hanno previsto grandi benefici dalla chiusura potrebbero essere basati su dati iniziali incompleti e/o contenere errori metodologici”, aggiunge il virologo. Che spiega: “Stanno emergendo terapie in grado di limitare la morbidità e mortalità da COVID-19”.
Giovanni Bernardi
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