Una storia brutta ha coinvolto alcuni uomini di curia Il Vaticano non perde tempo e arriva ad una decisione radicale.
Il vescovo di Mileto, monsignor Luigi Renzo si è dimesso. O più probabilmente ‘è stato dimesso’.
Vaticano: dimissioni subito
Il presule calabrese – scelta piuttosto irrituale – ha presentato la rinuncia alla titolarità della sua diocesi, un anno prima del compimento dei 75 anni. Ufficialmente la decisione è stata presa per motivi di salute. “Devo dare atto che da oggi non sono più vescovo di Mileto. Per tanti motivi – ha dichiarato monsignor Renzo – ma soprattutto, principalmente, per le mie condizioni di salute. Ve ne state rendendo conto anche voi che negli ultimi tempi mi muovo con più difficoltà”.
Poi, però, il vescovo ha ammesso la longa manu del Vaticano: “Nel contorno – ha detto – c’è qualche altro motivo che non sono riuscito a percepire dalla bocca del cardinale Marc Ouellet [prefetto della Congregazione per i vescovi, ndr], che è molto difficile capire e con cui è altrettanto difficile dialogare e farsi ascoltare. Non so però quali altri motivi ci siano”.
Vi sarebbe, addirittura, “qualche lettera anonima, pesante, che ha infastidito”, al pari di “certi miei punti di vista, modi di fare, e che ovviamente hanno portato a questa situazione”.
Secondo Zoom 24 – Dentro la Calabria, Renzo sarebbe stato “convocato d’urgenza in Vaticano”, dove il Papa gli avrebbe chiesto di dimettersi. La testata locale ipotizza che possa aver influito “l’inchiesta che ha travolto il segretario personale del vescovo [don Graziano Maccarone, ndr], accusato di tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose le cui intercettazioni riguarderebbero anche diversi messaggi hot”.
Il vescovo ha sempre difeso il suo segretario, contestando così l’indagine portata avanti dalla Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. Assieme al segretario, don Maccarone, è stato rinviato a giudizio, con le medesime accuse, don Nicola De Luca, ex reggente della chiesa della Madonna del Rosario di Tropea.
Una turpe vicenda, tutta da verificare
La vicenda trae origine da alcuni prestiti che Maccarrone e De Luca avrebbero accordato a Roberto Mazzocca per evitare l’espropriazione dei beni pignorati alla figlia Francesca a causa di un debito contratto con una terza persona.
Stando all’accusa, la vicenda si è complicata nel momento in cui, il segretario particolare del vescovo aveva iniziato ad inviare messaggi osceni a un’altra figlia del debitore, Danila, epilettica e invalida al 100%.
Tramite conoscenti don Maccarone si sarebbe fatto mandare anche indumenti intimi dalla ragazza, invitando anche a incontrarla – senza riuscirci – in un albergo di Pizzo Calabro. Incontro che tuttavia non ha mai avuto luogo.
Contravvenendo gli accordi presi, i due sacerdoti avrebbero preteso immediatamente la restituzione del denaro prestato. Don Maccarrone avrebbe addirittura vantato una parentela con i Mancuso, clan di Limbadi. Nel febbraio 2013, poi, il sacerdote aveva specificato che i soldi gli erano stati prestati “dai cugini di Nicotera Marina”, di cui non aveva voluto specificare il cognome.
Nominato amministratore apostolico
Monsignor Renzo si è detto meravigliato della rapidità con cui il Vaticano ha affrontato la questione. Il vescovo avrebbe provato a mediare con il Papa chiedendo di attendere le celebrazioni in diocesi per il suo 50° di sacerdozio che ricorre il 12 agosto, quindi di “soprassedere per quel periodo e di rendere esecutiva la mia richiesta alla fine di agosto”.
Nel frattempo, in attesa della nomina del nuovo vescovo, il Papa ha designato come amministratore apostolico della diocesi vibonese, monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace.
Sempre secondo le ricostruzioni della stampa locale, il successore di monsignor Renzo sarà totalmente estraneo all’entourage del suo predecessore e in totale discontinuità con quest’ultimo.
Luca Marcolivio