L’apostasia è l’abbandono della propria religione, in favore della conversione ad un altro Credo.
In molti paesi è una condanna, se non alla morte, all’esilio. Chi abbandona la religione ebrea o musulmana, il più delle volte, viene emarginato dalla famiglia di origine, costretto a vivere il resto della vita forzatamente da orfano.
Siamo cristiani e liberi di professare o meno la nostra religione, a noi il destino degli apostati non ci tocca, grazie all’estrema tolleranza e libertà individuale di cui godiamo.
Spesso dimentichiamo quanto sia, per noi, facile bere costantemente dal torrente delle grazie e degli insegnamenti di Cristo, ma non per tutti è così.
Ancora oggi, c’è chi, per amore di Cristo, pur di rispondere positivamente alla sua chiamata, deve fare una dura scelta e abbandonare del tutto la sua vita.
E’ il caso di Setbon che, già a 26 anni, era un rabbino che, fin da piccolo, era stato affascinato dalla vita di Gesù Cristo.
Dopo il 2004, in seguito alla morte di sua moglie, molte cose cambiarono nella sua esistenza:
“La nostra famiglia viveva nella precarietà. Ciononostante, lunedì, 6 agosto 2007, ci venne offerta una giornata di vacanza al mare, in Normandia, a Trouville.
Visitai l’immenso calvario che si trova vicino alla spiaggia: quella vista mi causò una emozione molto forte. E nello stesso momento venni a sapere della morte del cardinale di Parigi Jean-Marie Lustiger (un altro grande convertito dall’ebraismo): era un fatto che non poteva essere casuale!”
E per Setbon rappresentò la spinta che stava cercando.
“Un mese più tardi ho vissuto una sorta di esperienza mistica, di incontro con Gesù Cristo a casa mia, nella mia stanza: l’ho visto come presente! Di lì, grazie all’accoglienza paziente delle Piccole sorelle di Betlemme, mi sono preparato al battesimo. Sono stato battezzato con il nome di Jean-Marie, il 14 settembre 2008. In quanto “apostata” sono stato rinnegato dalla mia famiglia, ma i miei figli, a loro volta, hanno seguito la mia scelta religiosa. Non è un qualche principio del cristianesimo che mi ha convinto, bensì il fatto di aver avuto la grazia di aver “visto” Gesù risorto. Questa esperienza diretta con Cristo mi ha trasformato interiormente e mi ha spinto a chiedere il battesimo”.
Antonella Sanicanti