Una coppia di donne fotografa la figlia con una maglia pro aborto indosso. L’immagine disgusta tutti dai pro-choice alle femministe.
La foto manca di rispetto nei confronti di chi crede e di sensibilità nei confronti di chi lotta per un diritto e soffre per una scelta complessa da prendere.
In una situazione complessa come quella che si vive in america riguardo al diritto all’aborto, le attiviste pro choice cercano di difendere la possibilità delle donne di interrompere la gravidanza mostrando che la scelta non viene compiuta con leggerezza. L’idea alla base delle sostenitrici dell’aborto, infatti, è quella che si tratta di una scelta estrema, legata ad un esigenza e non al puro interesse egoistico. Tale posizione è d’obbligo visto che i pro choice vedono nell’aborto un omicidio mascherato.
Succede poi che una coppia di donne decide di supportare la campagna di sensibilizzazione lanciata dal sito ‘Thaks God For Abortion.org’, che vende maglie sulle quali compare la scritta che dà il nome all’iniziativa. Lo scopo sarebbe quello di eliminare lo stigma sull’aborto. Cosa c’è di male? Innanzitutto la frase è volutamente provocatoria e già da sola è destinata a urtare la sensibilità di chi crede nella sacralità della vita. Se ciò non bastasse le due donne hanno deciso di fare indossare la maglia anche alla figlia neonata.
In seguito al post, pubblicato su Twitter, gli utenti hanno criticato aspramente la decisione delle due donne. Le critiche sono piovute sia dalle persone che hanno una visione diversa sulla questione sia da chi è attivista pro choice e reputa il loro atteggiamento uno svilimento delle istanze per cui lottano. Tra i tanti commenti apparsi in rete si legge: “Quando pensi che i prochoice non possano essere più sadici, ecco che vestono una bambina con una tutina del genere. Questo non è il femminismo di cui voglio fare parte. Disgustoso”. O ancora: “Mi sono imbattuta in molte cose brutte nella vita, ma le foto utilizzate per la campagna ‘Grazie a Dio per l’aborto’ sono quanto di più orrendo abbia visto”.
Il commento che probabilmente più di tutti racchiude il pensiero di chi lotta in difesa della sacralità della vita è però il seguente: “Una cosa è certa: la campagna ‘Grazie a Dio per l’aborto’ non appartiene all’unico vero Dio, ma al principe di questo sempre più povero mondo, il diavolo”.
Luca Scapatello
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