Chiesa, i Vescovi italiani sul piede di guerra per la non riapertura alle Messe nella Fase 2 di questa emergenza Coronavirus.
Da Nord a Sud, i Vescovi contestano la decisione presa dal Governo: “Così si mina la libertà di culto di ogni singolo fedele”.
I Vescovi italiani, a poche ore di distanza dall’emanazione della sola bozza di Decreto legge relativo alla Fase 2 di questa emergenza Coronavirus, sono sul piede di guerra. Da Nord a Sud le contestazioni si fanno sentire, poiché l’argomento “apertura Chiese” non è stato nemmeno menzionato.
Un documento è stato prontamente divulgato, proprio ieri sera, dalla CEI, nella quale i Vescovi esprimono le proprie perplessità: “Si mina la libertà di culto” – è stata la frase che ha unito il pensiero comune dei Prelati italiani.
“L’Eucaristia è ora necessaria più che mai. Chiedo a Dio e ai responsabili che riprenda presto. La messa è memoria viva del sacrificio, della morte e risurrezione di Gesù, che ci salva camminando con noi, condividendo il cammino. Serve ritrovare il valore di un sacramento che, come ha detto Papa Francesco, non si può ‘viralizzare’, vivere on line” – ha tuonato, con forza, l’Ordinario Militare per l’Italia, Monsignor Marcianò.
“Probabilmente c’è una parola che tutti non vogliamo più sentire: coronavirus. In queste settimane e mesi la vita sociale, culturale, economica, scolastica, musicale, sportiva e pubblica è stata molto limitata […] Abbiamo dovuto celebrare la Pasqua, il culmine dell’anno liturgico, in una maniera inedita.
Per molte persone è particolarmente doloroso e gravoso affrontare le nuove modalità di celebrazione dei funerali in queste settimane […] In questi giorni attendiamo tutti segnali chiari per il tempo dopo il 3 maggio” – ha ribadito, anche, Monsignor Muser, Arcivescovo di Bolzano – Bressanone.
L’appello è unanime: la fede non la si può più digitalizzare. Ritornare a Cristo, a celebrare la Santa Messa, a sentirsi uniti in una sola comunità è essenziale. Non basta più “la preghiera a minuti” come era stata prospettata all’inizio (perché non si può immaginare una preghiera a tempo).
“Ci manca la Messa” – è stata la frase culmine di Monsignor Marcianò. Ed in effetti è così. Ci sentiamo privi di qualcosa, di quel qualcosa che è essenziale per la nostra esistenza spirituale.
Per questo, anche noi ci affianchiamo all’appello della CEI: perché i governati, tanto ricordati anche nelle preghiere della Santa Messa mattutina di Papa Francesco, comprendano la necessità che il culto non è solo preghiera, ma anche la celebrazione della Santa Messa.
ROSALIA GIGLIANO
Fonte: agensir/acistampa
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