Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è intervenuto alla Camera per l’informativa sull’emergenza del Coronavirus.
Subito si è difeso dalle critiche delle opposizioni e ha bollato le “iniziative degli enti locali” come improvvide. Ovviamente, il riferimento è a quanto annunciato ieri dal presidente della Regione Calabria Jole Santelli, della Lega, che da oggi ha permesso a ristoratori e baristi di tornare al lavoro nella sua regione, dove l’emergenza legata al virus presenta numeri molto bassi, al momento quasi irrisori.
L’iniziativa della Calabria per i commercianti che rischiano di chiudere
Così, di fronte alla rabbia dei commercianti turbati dal fatto che, se continueranno a restare chiusi a lungo, potrebbero non riaprire più, la Santelli ha preso di petto la questione e li ha invitati a riaprire. Le proteste dei ristoratori, infatti, suonerebbero come beffe nel momento in cui finissero in fallimento per una scelta fatta dal governo centrale su un’emergenza che al momento non corrisponde, nelle loro città, ad alcuna realtà.
Conte tuttavia ha voluto entrare nel merito di questa situazione affermando che “non possiamo permettere che gli sforzi compiuti risultino vani per imprudenze compiute in questa fase così delicata. Qualsiasi atteggiamento ondivago, come passare dalla politica del chiudiamo tutto al riapriamo tutto, rischierebbe di compromettere in maniera irreversibile questi sforzi”.
La replica di Conte: iniziative improvvide e illegittime
Le iniziative “improvvide” di Regioni e Comuni sono “illegittime”, ha perciò detto Conte. Che ci ha tenuto ad affermare che il governo non ha mai “improvvisato”, ma al contrario “ha sempre rispettato la Costituzione, assumendo misure anche impopolari, senza cercare il consenso”. In tutto ciò, Conte ha affermato di avere “sempre inteso la gravità della situazione, non ha mai inteso procedere per via estemporanea, improvvisata e tantomeno solitaria”.
Per questo, la presa di posizione del premier è che il governo “non può assicurare in modo immediato il ritorno alla normalità“, Ma che tuttavia se i contagio scenderanno a maggio ci saranno “nuovi allentamenti”, con “l’apertura in sicurezza del commercio al dettaglio, della ristorazione, dei servizi alla persona”. Evidentemente, si parla di dato nazionale perché la gran parte delle regioni attualmente presenta attualmente un numero di contagi quotidiani inferiore ai cento.
Conte: con apertura totale si rischierebbe la ricaduta
Nel rapporto del comitato tecnico scientifico, citato in seguito, Conte ha spiegato che viene indicato che nel caso in cui ci fosse “la riapertura totale delle attività ci sarebbe un aumento incontrollato dei contagi e in pochi mesi le terapie intensive negli ospedali sarebbero sature”.
Se cioè “il tasso R0 tornasse vicino a 1 si saturerebbero le terapie intensive entro fine anno”, avrebbe indicato l’Istituto superiore di Sanità. “Dai contatti familiari deriva un quarto dei contagi”, ha sostenuto Conte. Aggiungendo che quello messo in campo “è un modo per far ripartire al meglio la nostra economia senza battute di arresto in futuro”. Così il 4 maggio si avrà un vero e proprio test su questo rischio.
Le contestazioni delle opposizioni
Tuttavia, le contestazioni da parte delle opposizioni continuano a farsi sentire. Dopo la manifestazione dei giorni scorsi della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che si è fermata davanti a Palazzo Chigi e in cui si sono viste persone distanziate tra loro mostrare cartelli con su indicate le varie categorie professionali che rischiano il posto di lavoro per via del lockdown e dei mancati interventi, la seduta è cominciata con le critiche a Conte perché non indossava la mascherina.
Nella notte invece, i parlamentari della Lega guidati da Matteo Salvini hanno “occupato” il Parlamento chiedendo al premier “risposte certe” e un “cambio di registro”. I capigruppo di Forza Italia hanno invece chiesto che il governo ripristini “tutte le libertà costituzionali garantite”, e corregga le “storture normative”.
La bagarre notturna tra Camera e Senato
La presidente Elisabetta Casellati, una volta che i parlamentari leghisti sono entrati in Camera e Senato, ha ordinato ai questori di sgomberare l’aula, che hanno trovato il rifiuto degli occupanti. Quaranta deputati e trentaquattro senatori hanno così trascorso tutta la notte in Parlamento.
“Restiamo a oltranza in Parlamento, che è il nostro luogo di lavoro, finché non ci saranno risposte per tutti i cittadini. Madri, padri, imprenditori, commercianti, lavoratori non sanno cosa fare, non hanno certezze, non sanno se possono riaprire i loro negozi, non sanno quando i figli torneranno a scuola”, ha scritto la Lega in una nota per annunciare l’iniziativa.
Conte: sbloccheremo fondi per l’emergenza
Nella serata precedente, tuttavia, la Camera ha approvato lo scostamento dal bilancio per combattere l’emergenza coronavirus. Le sedute proseguiranno con una frequenza di 5 giorni a settimana, con una parte dei deputati seduta sulle tribune riservate alla stampa e voterà attraverso il tablet.
Conte ha anche promesso che “saranno sbloccati 12 miliardi di euro a favore delle regioni e degli enti locali”, e che ad aprile “ci saranno 25 miliardi per le misure di sostegno al lavoro e sostegno al reddito come cassa integrazione, indennizzi per colf e badanti. Insieme a 15 miliardi per le imprese. Con “un riconoscimento significativo per le province più colpite dall’emergenza”.
I tamponi e il rischio di ritornare a nuove chiusure
Infine, è stato annunciato che il ministro della Salute firmerà un decreto in cui verranno definite “criteri e soglie di allarme in ciascuna area del paese, sulla base del quale si potrà anche concordare un allentamento delle misure restrittive, circoscritto su basi territoriali laddove la soglia epidemica sia meno critica”.
E che, viene assicurato, “nel mese di maggio si procederà ad effettuare 150mila test sierologici, un campione verrà selezionato dall’Istat”. Per questo “dovremo essere pronti a misure tempestive, anche restrittive“, nel caso in cui il numero di contagi torni a crescere.
Giovanni Bernardi
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