A seguito della crisi economica generata dall’emergenza coronavirus, una triste realtà rischia di presentarsi nei prossimi mesi. È quella della depressione causata dalla mancanza di lavoro.
La disoccupazione generata dalla crisi economica in cui stiamo entrando, e che potrebbe dispiegare i suoi effetti peggiori a settembre quando le aziende potranno cominciare a licenziare e le casse integrazione cominceranno ad esaurirsi, rischia di portare a un aumento dei casi di depressione nel nostro paesi di quasi duecentomila casi.
Lo spiega uno studio eseguito da esperti sull’onda dei dati prodotti dalla Fondazione Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere), intitolato “Uscire dall’ombra della depressione”. Si tratterebbe di un numero pari al 7 per cento delle persone già depresse in Italia, che potrebbe arrivare a corrispondere a quello dei malati di diabete.
In Lombardia, la regione maggiormente attaccata dal virus, si stiamo che 150 mila persona sono state attaccate dalla forma più grave e invalidante di depressione, con una cifra di 1,3 residenti ogni 100 mila abitanti che, nell’anno 2015, hanno ottenuto una prestazione previdenziale per invalidità o inabilità. Per un costo di circa 9.500 euro pro-capite, per un totale di 106 milioni di euro.
Il professore di economia sanitaria e direttore del EEHTA del CEIS dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata Francesco Saverio Mennini ha però aggiunto che “i costi diretti non sono l’unico tassello da tenere in considerazione”. In quanto “i costi indiretti (sociali e previdenziali) la fanno da padrone rappresentando il 70% del totale”, principalmente per assenza dal lavoro.
In questi giorni le istituzioni stanno incontrando rappresentanti locali del mondo medico, assistenziale e sociale, per cercare di facilitare l’accesso a diagnosi e cure. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, che riconosce la depressione come prima causa di disabilità a livello mondiale, con tre milioni di afflitti nel nostro Paese, nei giorni scorsi ha dichiarato che la pandemia rischia di diventare un’emergenza concreta anche per quanto riguarda la salute mentale.
Il direttore del dipartimento Neuroscienze e Salute Mentale ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, Claudio Mencacci, ha spiegato che “l’emergenza sanitaria prolunga la sua ombra sul benessere psicologico delle persone, con effetti a breve e a lungo termine i cui esiti si potranno vedere anche nei prossimi anni”.
Sono bastati infatti pochi mesi per vedere aumenti significativi dei sintomi depressivi in buona parte della popolazione, dovuti a fattori come la solitudine o la paura del contagio. Ma anche da tutta una serie di difficoltà economiche, lutti e paura per un orizzonte che sembra farsi sempre più buio, a causa della possibile perdita di posti di lavoro.
La crisi economica, purtroppo, per molti, oltre ad essere già in atto, rischia di essere imminente. Il reddito che si abbassa e la disoccupazione che aumenta potrebbero cioè aumentare di almeno due o tre volte la possibilità di ammalarsi, spiega lo studio preso a riferimento.
L’unica vera lotta al rischio che si presenti in maniera così massiccia questo tipo di disturbo è, a nostro avviso, la preghiera. Avere speranza per il futuro, accontentarsi dell’essenziale, di ciò che si ha, rivolgersi ai centri di assistenza, alla propria guida spirituale o alla parrocchia per avere un aiuto immediato a volte può essere fondamentale.
Nel Vangelo infatti possiamo leggere: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? O se gli chiede un pesce, darà una serpe? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” (Matteo 7,7-14).
Domandare un aiuto in questi casi è fondamentale, e la crisi può e deve essere un’opportunità per ripensare i nostri atteggiamenti nei confronti della quotidianità. Chiedere un aiuto materiale o spirituale può essere fondamentale per avere in cambio uno sguardo diverso sulla nostra vita, anche sull’immediatezza dei nostri problemi. Basta una voce amica perché le nuvole che si hanno all’orizzonte possano immediatamente sparire.
Sopra tutte le altre, la voce più amica che potremo mai conoscere è quella del Signore. Gesù infatti ci ama con una misericordia infinita e una pazienza senza limiti. Conosce tutti i nostri bisogni e le nostre debolezze, e ci chiede solamente di affidarsi in maniera totale a lui abbandonando tutte le altre preoccupazioni che gravitano nella nostra vita.
Nel Vangelo di Matteo infatti Gesù dice: “Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito?
Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena” (Matteo 6,25-34).
Giovanni Bernardi
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