La crisi del coronavirus purtroppo farà sentire i suoi effetti, per questa estate, anche nel settore del turismo.
La mobilità nazionale ed internazionale è infatti stata ripresa, ma allo stesso tempo le prenotazioni stentano fortemente a decollare. Le persone non sono interessate a viaggiare.
Tanto per ragioni legate alle preoccupazioni sanitarie di andare incontro a nuove infezioni, tanto per le numerose precauzioni imposte in tutti i luoghi pubblici e che rendono eventuali soggiorni di vacanza meno gradevoli. E, infine, per le problematiche di tipo economico, e le incertezze generate dal blocco lavorativo.
Quello che perciò si prevede per i tre mesi estivi di quest’anno, alla luce di tutto ciò, è un calo senza precedenti del turismo. Rispetto all’estate dell’anno scorso, infatti, si verificheranno quasi tredici milioni di viaggiatori in meno, con una diminuzione di 56 milioni di pernottamenti.
Quella che si va delineando è perciò una frenata brusca che si pensa che porterà a una diminuzione complessiva di 3,2 miliardi di fatturato. Di questo, il 52 per cento sarà connesso alle attività extralberghiere, mentre il 48% è da additare al comparto alberghiero.
Dati piuttosto preoccupanti che indicano l’estate del 2020 come la peggiore, per numero di presenze, dal 1998, secondo quanto indicato in uno studio elaborato da CST Firenze per Assoturismo Confesercenti. Nello studio sono stati intervistati un campione di ben 2.118 imprenditori della ricettività.
Il presidente nazionale di Assoturismo Confesercenti Vittorio Messina ha commentato la situazione con parole molto dure. “Il calo era atteso, ma se continua cosi’ sara’ il crollo peggiore della storia del nostro turismo”, ha spiegato. “Gli operatori non perdono la speranza, e chi può ha riaperto. I sostegni forniti al settore fino ad ora, però, sono stati inadeguati, sia per le imprese sia per i lavoratori”.
Il calo principale è legato alla diminuzione dei visitatori stranieri. In quanto, sul totale dei pernottamenti perduti, indicato pari a 56 milioni, 43 milioni riguardano turisti esteri. Determinando un crollo vicino al 54 per cento rispetto all’anno scorso, praticamente la metà del flusso dei turisti esteri.
Meno drammatico sarà il calo della domanda da parte dei viaggiatori interni. I numerosi inviti fatti dalle istituzioni e dalle associazioni del settore a trascorrere le vacanze nel proprio Paese quest’anno, sembrano avere avuto ascolto. Complice del fatto che molti italiani, per le ragioni esposte all’inizio, non hanno intenzione di viaggiare all’estero.
Poca sicurezza rispetto ai rischi del contagio, troppe misure sanitarie disposte ovunque che rendono spostamenti e pernottamenti meno piacevoli, incertezza dal punto di vista economico e lavorativo. La conclusione è che il turismo interno sarà s’ in flessione, ma solamente per il 12 per cento circa.
Il comparto alberghiero dovrà subire il risultato peggiore di tutti. La flessione che si verificherà in questo settore è vicina al 30 per cento, mentre poco inferiore è quella del settore extralberghiero, sotto il 25 per cento.
Una tendenza drastica che intaccherà tutte le aree, dal Nord al Sud. Ma l’andamento peggiore riguarderà il Nord Ovest, con un calo di quasi il 33 per cento. Nel Nord Est, il dato è sotto il 29 per cento, mentre al centro ci si attesta sotto il 26 per cento, e al Sud e nelle isole la diminuzione sarà meno pesante, sotto il 20 per cento.
Poco meno del 40 per cento è il calo delle vacanze che verranno svolte nei laghi, 36 per cento nelle terme, 34 per cento per le città d’arte e affari. Le mete rurali e collinari avranno una diminuzione del 32 per cento, il 22 per le località di montagna e il 21 per cento circa per quelle marine. In questo caso, in controtendenza rispetto agli inviti a trascorrere le vacanze in montagna e negli agriturismi, dove il contagio è più contenibile per la conformazione dei luoghi e delle strutture ricettive.
Per questo, ventitremila strutture quest’estate non rialzeranno nemmeno le serrande, tremila nel reparto alberghiero. Con importanti ricadute dal punto di vista occupazionale. Si stima una perdita di 82 mila addetti fissi o stagionali, e soltanto una parte di questa è coperta dalle misure economiche di contrasto al coronavirus che sono state dichiarate dalle autorità governative.
Messina ha affermato all’agenzia Agi che “bisogna intervenire per estendere e rendere meno burocratiche le richieste di cassa integrazione; proponiamo anche zone franche, con fiscalita’ di vantaggio per imprese e visitatori, per le mete che saranno più colpite dal calo dei flussi stranieri. Ma dobbiamo anche progettare il rilancio del settore, che vale il 13% del Pil ed è il biglietto da visita del nostro Paese nel mondo.
Un rilancio basato sull’innovazione digitale e sulla revisione del tax credit ristrutturazioni, per rendere l’offerta ricettiva italiana piu’ attraente e piu’ in linea con le aspettative dei turisti”.
Giovanni Bernardi
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