Respirare di nuovo a pieni polmoni, vicini al Signore come ci insegna lo Spirito Santo.
L’appello del vicario del Papa per la diocesi di Roma, il cardinale Angelo De Donatis, è stato consegnato alla città. Insieme agli orientamenti pastorali per l’anno che si presenta. Il piano presentato nel cortile del Palazzo del Laterano, in rispetto delle norme della sicurezza sanitaria contro il coronavirus, ha un titolo che è tutto un programma.
Dopo il coronavirus, saremo disposti a cambiere stili di vita?
“Saremo disposti a cambiere stili di vita?“. La domanda, infatti, risuona alla luce delle difficili settimane passate a causa della quarantena dovuta al coronavirus. Momenti in cui siamo stati messi di fronte alle nostre vite, chiamati a ripensare stili di vita, atteggiamenti interiori. E a dedicarsi alla preghiera e all’unione intima e profonda con il Nostro Signore Gesù. Che nonostante tutte le difficoltà non ci ha mai abbandonato.
De Donatis ha così spiegato che “a causa dell’infezione da COVID-19, tante persone contagiate hanno sperimentato cosa significhi respirare a fatica e cosa rappresenti desiderare l’aria. Anche noi abbiamo necessità di respirare e per farlo come comunità siamo chiamati a ripartire dallo Spirito Santo”.
La domanda di senso emersa nel tempo della pandemia
“Nel tempo della pandemia è riemersa una forte domanda di senso, un desiderio di ricerca di vita spirituale, una nostalgia di Dio e lì dove le persone hanno trovato una proposta capace di toccare il cuore e la vita, hanno ascoltato la Parola di Dio con adesione sincera”, ha affermato il porporato.
Ripartire dallo Spirito Santo, quindi, per una vita più luminosa insieme a Gesù. Ma saremo veramente in grado di lasciare tutto il superfluo per dedicarci finalmente all’essenziale, a ciò che conta veramente? Oppure siamo così invischiati nelle cose del mondo da non riuscire più a disfarcene?
De Donatis: entrare in relazione con le persone vicine
Il programma messo in luce da De Donatis prevede di “entrare in relazione ancora di più con le persone che abitano i nostri quartieri in particolare le famiglie, i giovani e i soggetti più fragili e ascoltare con un cuore contemplativo le loro storie di vita. Dalla pandemia del coronavirus, questo impegno ne esce rafforzato e non indebolito”.
I cristiani sono perciò chiamati a trarre un insegnamento dalle difficoltà, una lezione per ripartire alla luce del Signore. E costruire una società più umana. Nella strada da Lui indicata. “Siamo chiamati a lasciare una volta per tutte la tentazione di restare attaccati al respiratore artificiale, invece di confidare nel Respiro di Dio”, ha spiegato cioè De Donatis.
De Donatis: ripensare l’evangelizzazione di giovani e adulti
Il cardinale ha spiegato che, in sostanza, nel suo appello c’è uno stimolo a non limitarsi a compiere i propri compiti ordinari, le proprie attività tradizionali, ma ad andare oltre, superando quella barriera dell’inedia per scoprire un mondo fatto di amore e solidarietà. Un invito, in sostanza, a parrocchie e comunità a “ripensare all’evangelizzazione di giovani e adulti”.
“C’è da ripensare tutto con uno slancio in avanti, con una predicazione forte e incisiva, capace di aprire il cuore e gli occhi dell’uomo”, ha spiegato il cardinale De Donatis, che è stato colpito personalmente dal coronavirus, che lo ha confinato per numerosi giorni in ospedale, dove è stato ricoverato.
Essere Chiesa è uscire dai cenacoli per condividere il dono di Dio
Un’esperienza di vita che è riuscito a superare grazie alla preghiera, all’aiuto del Signore e la vicinanza dei tanti romani che non gli hanno fatto mancare affetto e solidarietà. E che lo ha fatto riflettere sulle necessità fondamentali nella vita di ciascuno, e anche delle parrocchie. Quelli cioè di “di uscire, di incontrarci e di abbracciarci”.
Essere Chiesa, ha spiegato il cardinale, significa “uscire dai nidi, dai cenacoli, per la missione di condividere la ricchezza del dono di Dio”.
Giovanni Bernardi
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