Il Coronavirus ci costringe a restare a casa, ma non per questo dobbiamo sentirci smarriti. Le Scritture ci dicono che non solo la Chiesa è il luogo di incontro con Dio.
L’analisi delle Sacre Scritture offertaci dal biblista Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria ci fa comprendere come possiamo rasserenarci nonostante siamo costretti a restare nelle nostre case, impossibilitati a partecipare alle Sante Messe e a nutrirci della celebrazione eucaristica. Seppur molti abbiano paragonato lo stato in cui stiamo vivendo a quello della guerra, c’è da fare una notevole considerazione: dalla guerra molti trovavano rassicurazione fuggendo, l’espansione del virus non ce lo permette e l’unica soluzione è rimanere nelle nostre case.
La chiusura delle Chiese a causa del Coronavirus può portare ad uno stato di smarrimento e disorientamento. Il fedele vede mancare per l’appunto un punto di riferimento, la “Casa di Dio”, che è nutrimento dell’anima e dello spirito. Qui viene in nostro aiuto la Sacra Scrittura, che ci rasserena. Attraverso le parole di Giovanni, la Scrittura ci dice: “I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità”. Da qui parte il biblista Maggi, affermando che è questa la fede del credente, ovvero la consapevolezza che è l’uomo il vero Santuario nel quale si irradia l’amore del Cristo e nel quale l’amore del Padre si manifesta.
Ciò che deve rasserenarci in questo periodo di speranza, è che la presenza del Cristo non è vincolata e limitata alla Chiesa quale edificio. L’incontro con Dio è autentico quando il suo amore arricchisce la vita degli altri. Nella spiegazione di questo concetto così importante, il biblista richiama i passi veterotestamentari della Genesi, quando al capitolo 28 ci dice, attraverso le parole di Giacobbe: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo”. I passi sono richiamati in merito alla consapevolezza del fedele di essere accompagnato costantemente dalla presenza divina.
Una notevole considerazione è stata poi fatta in merito all’Eucaristia. La sua conservazione all’interno del tabernacolo ha portato, nel corso dei secoli a considerare la Chiesa quale “Casa di Dio”. Il suo collocamento all’interno della Chiesa, nell’altare principale, è il passo finale di una storia di lunga data, la quale vide in principio il pane eucaristico, mandato agli ammalati, nelle sacrestie. È poi in pieno Medioevo, con il IV Concilio Lateranense che si decise di custodirlo sotto chiave nei tabernacoli, al fine di evitare abusi e furti. Gradualmente, si decise di inserirlo nell’altare principale, fino a divenire parte integrante dell’altare.
Le rassicurazioni vengono, ancora una volta, dalla consapevolezza, scaturita dalla conoscenza. Il contributo del biblista Maggi, in questa sede, è prezioso. Nel richiamare parte delle Costituzioni Apostoliche, ci consegna un importante insegnamento ricavato dall’antica tradizione ecclesiale: “Non è il luogo che santifica l’uomo, ma l’uomo il luogo”. Accogliamo dunque il Signore nei nostri cuori in questo periodo di difficoltà, nella piena consapevolezza di costituire un Santuario nel quale si manifesta l’amore di Dio.
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Fabio Amicosante
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