Coronavirus: sono finiti i ricoveri di pazienti con difficoltà respiratorie. Rimangono le persone da mesi a casa con febbri altalenanti e con infezioni persistenti e imprevedibili.
Lo ha spiegato al Corriere della Sera il medico Giuseppe Remuzzi. Che sui tamponi di massa dice: “Una strategia inutile”. Come anche per quando riguarda le scuole: non c’è “nessuna ragione per tenerle chiuse.
“Stiamo ai fatti. Siamo passati dagli 80-120 ricoveri al giorno, tutti con grandi difficoltà respiratorie, a zero nuovi arrivi per Covid-19 negli ospedali”, esordisce il professore. Il medico ha spiegato che ormai da settimane è cambiato il mondo in cui il coronavirus si manifesta, e che quindi potremmo essere di fronte a una riduzione della carica virale dello stesso.
“Quando è molto elevata, la malattia di solito è grave. Ora non succede più, non come prima, almeno. Al punto che gli studi italiani sui farmaci per combattere il virus sono in difficoltà perché non si trovano più malati”, spiega.
La ragione starebbe nel fatto che ora il virus si ferma nella alte vie respiratorie. E che quindi non raggiunge più gli alveoli polmonari, come accaduto nei periodi di maggiore criticità provocati dal virus.
Un effetto positivo che potrebbe anche essere dovuto all’uso delle mascherine, che riducono notevolmente la trasmissione di goccioline da persona a persona. E quindi eliminano anche la trasmissione di particelle virali. Una precauzione che potrebbe essersi rivelata positiva, assieme al frequente lavaggio delle mani e al mantenimento della distanza.
Oppure per la semplice ragione che, spiega Remuzzi, “a un certo punto le epidemie si esauriscono. Come è avvenuto con la Sars“. E in questo caso non ci sarebbe nessuna ragione specifica. Su questo punto il medico è chiaro e sincero. La ragione? “Non lo so. Ed è una risposta sincera. Non lo sa nessuno. Sulla fine dei virus, vaccini a parte, esistono soltanto teorie, e nessuna spiegazione davvero provata a livello scientifico”.
Lo stesso anche per quanto riguarda gli ospedali. “Se in ospedale non arrivano più malati non è perché li curiamo meglio, ma perché il virus non produce più la polmonite interstiziale”, dice Remuzzi.
Mentre invece il medico critica apertamente il sistema voluto dal governo italiano del tamponamento di massa. Non è necessario, sostiene. “Il numero di tamponi va limitato anche per ragioni di risorse. Vanno utilizzati per scopi precisi, come la protezione degli operatori sanitari, degli anziani nelle Rsa e delle persone a contatto continuo con il pubblico. Adesso bisogna usare il tempo a disposizione per prepararsi a proteggere queste categorie se e quando la malattia ritornerà nelle sue manifestazioni più gravi”.
Gli studiosi del virus non hanno rilevazioni di mutamenti, e quelli che ne hanno avute potrebbero avere riscontrato cambiamenti negativi, che rendono il coronavirus resistente agli antivirali. Ma se la scoperta del prof. Caruso di Brescia sarà confermata, significa che di fatto il virus uccide di meno, ma che provoca “un altro genere di malati”.
“Persone infettate in passato che stanno anche bene, sono curate a casa, ma hanno addosso una malattia che è diventata persistente e imprevedibile, che alterna sintomi respiratori ad altri come fragilità ossea, perdita di olfatto e sapori, stati febbrili altalenanti, e soprattutto sembra non finire mai”.
Persone che da mesi sono a casa in attesa dell’esito negativo del tampone, ma che continuano ad essere infette. Si tratta, spiega, di una sfida per l’autorità sanitaria nei prossimi mesi. Ma delle misure imposte a chi è invece sano, Remuzzi spiega che “mi sarebbe piaciuto un maggiore utilizzo del buon senso. Ci sono misure che trovo inutili, come i guanti e la sanificazione, che serve solo negli ospedali. Negli altri posti, basta lavare bene gli oggetti, come si dovrebbe fare sempre”.
Critico anche verso la chiusura delle scuole, il medico ha specificato che all’inizio si è trattato di “un provvedimento logico, di buon senso”, “adesso non c’è alcuna ragione per non riaprirle”. Remuzzi contesta tuttavia l’utilizzo dei farmaci anti-virali.
“Non funzionano. Ormai è dimostrato. Il discorso sull’idrossiclorochina è stato chiuso dallo studio di Lancet su 96.000 pazienti che dimostrava effetti collaterali importanti non solo su chi ha anomalie del ritmo cardiaco“.
Giovanni Bernardi
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