Prima di lunedì potrebbe essere varato il nuovo dpcm del governo Conte. Tra le ipotesi, il coprifuoco serale nella settimana e misure più stringenti nel week-end.
Nella notte è infatti andato in scena il vertice tra tra i capi delegazione e il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi, dove si è discusso delle misure da mettere in campo per contrastare il Coronavirus.
Tuttavia ancora non ci sono decisioni nette, e in giornata proseguirà il confronto per arrivare ad accordi e punti di intesa nel governo sulle singole questioni. In particolare ci sarà l’incontro tra governo centrale e Regioni. Pare che gli stessi ministri dell’esecutivo abbiano idee diverse tra loro, e tutto ciò genera incognite sul futuro.
Alcuni ministri infatti sarebbero contrari all’idea del “coprifuoco”, ovvero alla chiusura di di tutti i locali e negozi, con eccezioni come le farmacie, a partire da un orario come le 22 o le 23. Le ipotesi delle varie personalità del governo sarebbero in contrasto tra loro in particolare su come regolare questo tipo di provvedimento.
Tra le ipotesi allo studio, c’è anche quella di rendere lo smart working obbligatorio. Per la pubblica amministrazione dovrebbe arrivare a toccare il 70 per cento del personale. Impossibile invece una chiusura totale delle scuole, ma ci sarà molto probabilmente un rafforzamento degli orari scaglionati e anche delle lezioni a distanza. Come già accaduto in alcune regioni come la Campania.
Un’ulteriore stretta riguarderà invece le attività sportive. Verranno infatti molto probabilmente bloccati tutti gli sport di contatto non solo amatoriali ma anche dilettantistici. Tutti quelli cioè che vengono praticati nell’ambito di società sportive. Mentre infine in quelle regioni che presentano un indice di contagio particolarmente alto pare che il governo stia valutando anche la chiusura di palestre, parrucchieri, estetiste e centri estetici, cinema e teatri.
Il clima sembra quindi riportare ai primi giorni della pandemia, lo scorso marzo, quando queste misure venivano varate per la prima volta e generavano tanto stupore quanta accesa discussioni. Ormai invece, per l’effetto dell’abitudine e del “già visto”, tutto questo sembra rientrare perfettamente nella normalità delle cose. Presto qualcosa di simile a un lockdown ritornerà anche in Italia, e si pensa già a un Natale in quarantena.
Eppure non ci sono grandi sollevazioni, ma solo passiva accettazione. In Francia, ad esempio, i cittadini sono già chiusi in casa dalle 21 fino alle luci dell’alba. In Italia si registrano diecimila contagi al giorno, ma il dpcm firmato solo quattro giorni fa sembra già vecchio. Ci si preoccupa per la nuova ondata e si parla di regole più “dure” ma “proporzionate”, e nessuno sa bene cosa si intenda.
“I cittadini sono stanchi”, dice Conte, che afferma di volere “una strategia diversa, che non prevede più il lockdown“. Ma la realtà dei fatti in cui ci avviciniamo sembra un’altra. La strategia del bastone e della carota: si imbonisce il popolo e poi si prendono misure drastiche. Intanto, in questi mesi in cui si potevano mettere in atto misure di precauzione, non è stato fatto nulla. E ora ci si trova di nuovo impreparati al peggio.
Giovanni Bernardi
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