Il desiderio di molti è che la scuola riparta presto, dopo la pausa dovuta al coronavirus.
Con il rientro al lavoro, pensare ai bimbi soli a casa preoccupa la maggior parte delle famiglie. E l’educazione dei bimbi rischia di subire un colpo importante se il periodo di assenza dalla scuola sarà prolungato.
La centralità dell’educazione
Nelle prime settimane di emergenza si è parlato molto poco del tema della scuola. In queste ultime settimane, fortunatamente, è tornato a ricoprire un ruolo importante della discussione sulla ripartenza, al centro delle agende politiche.
Tuttavia, bisogna fare di più, ovvero bisogna tornare a riconoscere l’importanza dell’educazione per la rinascita di un paese. Sarà la pandemia la possibilità di cambiare il modello italiano dell’istruzione? Nel nostro paese, infatti, negli ultimi anni si è data ben poca importanza al tema della scuola. Purtroppo, la scuola da tempo ha smesso di essere una priorità per i politici nostrani.
Dal coronavirus può rinascere un “sentimento educativo”?
Può quindi nascere dall’emergenza un nuovo “sentimento educativo“? Se lo domanda sul Sole 24 ore la docente di Pedagogia generale e sociale dell’Università di Milano-Bicocca Monica Guerra. Al momento, al primo posto c’è la preoccupazione di garantire la sacrosanta sicurezza ai bambini, ai ragazzi, agli insegnanti e alle famiglie.
Non è poi ancora chiaro quale sarà il progetto di riapertura. “Ma la cura deve essere rivolta anche al tipo di esperienze che si ipotizzano per la ripresa, perché possano avere un senso educativo e didattico”, scrive la docente.
Si mettano al centro le necessità degli studenti
“Per questo è importante considerare tutti i bisogni, sia quelli economici e sociali del Paese, sia quelli di lavoro e benessere delle famiglie, sia quelli prioritari di bambini e ragazzi: solo così l’educazione e la scuola possono riemergere con più incisività come motore formativo e culturale per il sistema Paese”.
Bisogna cioè tornare a capire quali sono le esigenze educative dei giovani, e non guardare alla scuola come un’erogatrice di programmi e di diplomi. Bisogna pensare agli spazi, ai tempi, alle forme dell’insegnamento, parte fondamentale della vita dei giovani nella nostra società. In un ambiente, quello scolastico, che purtroppo spesso arranca nel dare i suoi frutti.
La scuola si distacchi dalle ideologie e guardi all’educazione
Dalle ricerche che parlano di gravi difficoltà di apprendimento e persino di lettura, alle violenze subite tra compagni, alla mancanza di inserimento nel lavoro fino alla scontentezza di alunni e famiglie, la scuola oggi pare avere bisogno spesso di un ripensamento che parta alla radice.
Cosa significa educare, perché si educano i giovani, e soprattutto a cosa? Si mette loro in condizione di leggere la realtà, la bellezza, di crescere formandosi nell’amicizia e nella solidarietà, oppure si impartiscono programmi precotti di scarso valore, spesso persino astrusi e ideologizzati? Dalla risposta a queste domande si capirà quale sarà il futuro dell’Italia.
Le nostre radici daranno frutto o appasiranno?
Si capirà se le radici che hanno fatto grandi il nostro paese verranno messe in condizione di dare sfrutto, oppure se verranno estirpate per un’albero destinato a restare secco e spento, e a non portare nulla di buono.
“Occorre prestare attenzione a ciò che viene messo in campo, perché educare è anche offrire a bambini e ragazzi modi di interpretare il mondo: per questo bilanciare ogni bisogno sarà così importante, perché ciò che offriremo resterà nella loro memoria imprimendo un’idea di “altro” e di società che si conserveranno nel tempo”, scrive la docente.
L’importanza della scuola e l’educazione al bello e al giusto
I progetti sulla scuola dovranno perciò avere grande attenzione per i bimbi, e dovranno essere votati al bello e al giusto, quindi fortemente scevri da ideologie e pianificazioni sterili. Ma dovranno comprendere la crescita sana e forte dei giovani, lontani da qualsiasi mistificazione dettata dall’ideologica del profitto e dal germe dell’arrivismo.
Bisognerà metterci cuore e passione, perché nella scuola c’è il nostro futuro. “L’urgenza educativa di questo momento richiede competenze trasversali, dialoghi interdisciplinari, l’ascolto di tutti, l’esercizio più alto dell’autonomia.
Capire come fare ripartire la scuola
E insieme richiede un’attenzione altissima a preservare ciò che di educativo deve abitare i servizi per l’infanzia e le scuole, perché il rischio di riportare indietro il loro ruolo a un sistema di mera custodia per i primi o di mera somministrazione e verifica delle conoscenze per le seconde è in agguato”, conclude.
Anche se ancora non è possibile riaprire, bisognerà immaginare come farlo quando sarà il momento. E non farsi trovare impreparati come purtroppo sta già succedendo in molti altri campi della società. Non basta rivedere il numero di persone, gli strumenti di distanziamento, la messa in sicurezza tecnica delle aule.
Prospettare soluzioni diverse per un tempo nuovo
Bisogna comprendere come tutto ciò incide nell’educazione degli alunni. Altrimenti tutto questo non avrà alcuna ragione di essere. Bisogna “prospettare soluzioni diverse per questo tempo nuovo”. Ripartendo in altri modi, che mettano in luce cosa non funzionava già da prima e cosa può migliorare ora, per entrare nel dopo.
Bisogna dialogare con i territori, con gli ambienti circostanti, con le persone che stanno fuori dalla scuola, ad esempio in ambito intergenerazionale. La scuola è un soggetto iscritto in un luogo ben preciso, non è un mondo a parte. Bisogna mettersi a servizio degli altri, e delle difficoltà di tutti, e non credersi separati.
Un percorso condiviso di riapertura della scuola
Serve che tutti siano accompagnati nel percorso di riapertura della scuola: genitori, insegnanti, famiglie, operatori, istituzioni. E va fatto fin da subito, altrimenti sarà troppo tardi e il rischio di sprofondare sempre di più nelle difficoltà comincerà a farsi sentire con sempre maggiore peso.
“Per questo ora occorrono insieme pesi e misure, ma anche visione e creatività, innanzitutto pedagogica, per immaginare soluzioni percorribili e insieme straordinarie”.
Giovanni Bernardi
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