Finita l’emergenza sanitaria del coronavirus, i tempi di ritorno alla normalità saranno lunghi. Per questo dovremo abituarci a cambiare i nostri stili di vita.
Anche se per il momento, “non siamo nella condizione di poter allentare le misure restrittive che abbiamo disposto”, ha spiegato con chiarezza il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, durante la conferenza stampa in cui ha annunciato la proroga delle misure restrittive fino al 13 aprile 2020. “Non siamo nella condizione di poter alleviare i disagi e di risparmiare i sacrifici a cui si è sottoposti”, ha specificato. Anche perché, “se allentiamo ora, gli sforzi saranno sforzi vani”.
“Ci rendiamo conto che vi chiediamo un ulteriore sforzo ma questo lo dobbiamo afferrare tutti: se noi smettessimo di rispettare le regole, se iniziassimo ad allentare le misure, tutti gli sforzi fin qui fatti sarebbero vani. Pagheremmo un prezzo altissimo, oltre al costo psicologico, economico e sociale saremmo costretti a ripartire di nuovo. Un doppio costo e non ce lo possiamo permettere”, ha detto Conte.
Da qui si comprendono, in maniera molto concreta, le ragioni per cui più volte si è sentito ripetere che dovremo cambiare i nostri stili di vita. Il virus ha sconvolto tutto e tutti, ci ha esposto alla malattia, ci ha obbligati a stare in casa e ha fatto chiudere le aziende, impedendoci di andare a lavorare. Che per la stragrande maggioranza delle persone significa rischiare di ritrovarsi in difficoltà economica.
Per questo, prima l’emergenza finisce e meglio è. Ma per fare in modo che questo accada, c’è un solo modo: continuare a stare a casa adottando tutte le misure più stringenti, limitando il contagio e cercando di fare in modo che la diffusione dell’epidemia si interrompa e piano piano vada ad annullarsi. Anche se, per aspettare che la fine del contagio sia definitiva, bisognerà aspettare il vaccino. I tempi stimati sono dai 12 ai 18 mesi.
Di conseguenza, dovremo abituarci a convivere con una condizione di vita del tutto straordinaria. Ovvero prolungando la permanenza in casa e le misure precauzionali, come l’uso delle mascherine e abituarci a lavare spesso le mani o disinfettare le superfici. Pensare che si possa tornare nel breve tempo alla normalità significa rischiare che il contagio ricominci a intensificarsi soltanto poco tempo dopo che questo abbia cominciato ad arrestarsi.
“Siamo sempre in stretto contatto con gli esperti del Comitato tecnico-scientifico i quali ci rappresentano che si iniziano a vedere gli effetti positivi delle misure restrittive sin qui adottate. Ma, ripeto, non siamo ancora nella condizione di potere iniziare ad abbracciare una prospettiva diversa”, ha infatti spiegato il premier Conte.
Sulla questione della possibilità di passeggiare con i bambini Conte ha fatto una precisazione dopo le polemiche del giorno precedente. “Noi non abbiamo affatto autorizzato l’ora del passeggio coi bambini. In fase di interpretazione abbiamo semplicemente detto che se ci sono minori e se un genitore va a fare la spesa, allora quei minori possono accompagnare il genitore. Ma questo non vuol dire andare a spasso. Non c’è alcun allentamento delle misure restrittive, tanto più che proprio adesso stiamo vedendo i primi effetti positivi. Non dobbiamo abbassare la soglia di attenzione”.
Il premier ha quindi invitato “tutti a continuare a rispettare le misure”, anche per il motivo che purtroppo ancora “c’è una sparuta minoranza” che non lo fa. Per questi, Conte ha affermato che sono state previste “multe onerose e severe” perché “non ci possiamo permettere che qualche irresponsabile possa comportare danno nei confronti di tutti”.
Per questo, il presidente del Consiglio ha spiegato che “lo sforzo che stiamo facendo ci consentirà di valutare una prospettiva. Nel momento in cui il consiglio degli esperti ce lo permetterà cominceremo con l’allentamento delle misure. Non posso dirvi se sarà dal 14 aprile, non sono ancora nelle condizioni di farlo. Valutando quello che succederà, inizieremo a valutare la prospettiva di una fase 2, quella della convivenza con il virus, per poi entrare nella fase 3 che è quella dell’uscita dell’emergenza con il ripristino delle attività lavorative e sociali”.
“Mi dispiace che queste nuove misure capitino in una solennità come la Pasqua, purtroppo dovremo affrontare anche questi giorni di festività con questo regime restrittivo”, ha concluso.
Giovanni Bernardi
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