La maggioranza di governo sta facendo pressioni sull’esecutivo per arrivare in tempi rapidi alla fase due.
Il piano per la riapertura dovrebbe essere consegnato entro il 25 aprile, e la prossima riunione dell’esecutivo, a cui parteciperà il premier Conte, è prevista per martedì o al massimo mercoledì.
Le mosse del governo e il malumore delle regioni
Conte nella giornata di domenica pare abbia inizialmente dato un parere positivo per la riapertura di alcune filiere, tornando però poco dopo sui suoi passi. Tuttavia, gli analisti interpretano questo segnale come l’avviso dell’arrivo imminente di un possibile allentamento delle restrizioni per alcune filiere. Tuttavia si procederà in modo prudente anche dopo la riapertura, e non appena i segnali saranno di altro tipo si potrà tornare indietro sulle decisioni.
Nel frattempo, cresce il malumore delle Regioni. In particolare della Lombardia, dove il governatore Fontana, che rischia il commissariamento, parla di un “attacco senza precedenti”. Diverso è, sempre a Milano, la situazione del sindaco Sala, che durante il periodo dell’emergenza si è esposto pochissimo, risultando quasi invisibile, mentre ora comincia a pianificare la fase della ripartenza, parlando in un’intervista al Corriere della Sera.
Il piano per la riapertura di Milano
Per il sindaco di Milano infatti bisognerà che cambino gli orari di apertura dei negozi e delle scuole, e che la metro venga bloccata nel momento in cui i viaggiatori superano un certo numero, con cerchi sui pavimenti delle carrozze per tracciare le distanze. Il piano di riapertura del capoluogo lombardo, ha affermato, verrà presentato la prossima settimana. Per le scuole, ingressi e uscite scaglionate, con entrate dalle 8 alle 19 e doppi turni che rendano le classi meno numerose.
Lo stesso varrà per i negozi, che “non possono avere gli stessi orari di adesso”, e che “il Comune non avrebbe nessun problema a immaginare di avere i negozi aperti la sera”. Sulla mobilità milanese, Sala ha spiegato che punta a potenziare “lo sharing e la mobilità dolce”, ovvero bici elettriche e monopattini, con dei finanziamenti e aumento delle piste ciclabili in accordo con polizia e associazioni.
Scontro tra regioni del sud e del nord
Scontro aperto anche tra le regioni del nord e quelle del sud, come testimoniano le parole del governatore del Veneto Luca Zaia, che sostiene che le regioni del sud si stiano alleando contro quelle del nord. Diversa la posizione del governatore della Liguria Giovanni Toti, che si limita a chiedere al governo maggiore autonomia. Da parte sua, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiede di attendere le indicazioni nazionali “senza fughe in avanti e con la necessaria collaborazione”.
Le regioni infatti hanno stilato un programma articolato in 15 punto con cui mettono nero su bianco le loro richieste al governo nazionale per quanto riguarda l’apertura. Da quanto emerge, nel complesso sono d’accordo su un coordinamento nazionale per la fase due. Che preveda però autonomia su quegli aspetti particolari che toccano le differenze e le specificità del territorio.
Le richieste delle regioni
Tra le richieste comprese nei 15 punti, quindi, c’è innanzitutto quella di adottare linee guida nazionali per la riapertura, secondo fasi precise e graduali e lasciando autonomia alle Regioni per le singole specificità. Il coordinamento dovrà essere nazionale, come le regole sull’utilizzo dei dispositivi di protezione, sulla loro distribuzione e sull’adeguamento del trasporto pubblico locale.
Si chiede di graduare la riapertura delle attività lavorative e dei servizi delle città. Ma anche di valutare una procedura semplificata per la ripresa immediata dei cantieri del terremoto o delle filiere produttive maggiormente esposte alla concorrenza internazionale. Modalità omogenee di riapertura sono richiesta anche per bar e ristoranti, con una particolare programmazione per le attività turistiche e l’incentivo, dove possibile, dello smart working. Per la mobilità extraregionale, si chiede il posticipo.
Un altro aspetto su cui le regioni chiedono attenzione è il sostengo all’infanzia, alle necessità dei più piccoli e alla riapertura delle scuola in tutta Italia. Quello su cui si pone maggiormente l’attenzione è la “necessità di concordare col Ministero dell’istruzione progetti specifici per la riapertura delle scuole“. Alcuni partiti di maggioranza, tra cui in particolare il Partito democratico e Italia Viva, hanno chiesto che si assicuri alle scuole lo svolgimento degli esami di maturità, con presenza scaglionata degli studenti per gli esami orali. La richiesta al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina è quella di una maggiore chiarezza.
Giovanni Bernardi
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