E se tutto questo drammatico periodo, in cui siamo costretti a restare in casa per combattere il contagio da Coronavirus, precedessee in realtà un risveglio della fede?
L’ipotesi sembra azzardata, eppure studi sociologici pubblicati sulla rivista PLoS One affermano che questo fatto sia non solo possibile, ma anche altamente probabile.
Si chiama “teoria del conforto religioso“. Secondo quanto spiegano gli autori, a seguito di ogni disastro naturale è forte la tendenza dei cittadini, sottoposti a queste sofferenze, di tornare a ricercare la fede quale aiuto di fondamentale importanza per la propria vita.
Un’ipotesi sociologica
Analizzando ad esempio l’andamento delle dinamiche sociali al seguito di terribili eventi sismici, come quello che avvenne nel 2011 in Nuova Zelanda, a Christchurch, i risultati dicono qualcosa di molto chiaro. A differenza del declino in ambito religioso che si verificava in tutto il resto del Paese, in quella specifica area, tra i terremotati, il risveglio religioso della fede fu evidente.
In quell’occasione morirono 185 persone e ci furono oltre 1500 feriti. Numerosi edifici crollarono, e nemmeno la chiesa cittadina venne risparmiata. Come anche gli sfollati, che furono in numero elevato. Quindi siamo di fronte a momenti di grande sofferenza, che segnano nel profondo il popolo e il suo inconscio. Spesso, plasmato dalla fede nel Signore.
Alcuni casi in cui la fede si è risvegliata
Ciò non si verificò solo nei casi di eventi sismici come quello descritto. Nel 2007 il Southern Medical Journal ha pubblicato un’indagine in cui si spiegava come al seguito della caduta delle Torri gemelle, nell’11 febbraio del 2001, per fronteggiare il forte stress da post-trauma ben il 75% degli americani si è affidato alla preghiera e alla fede religiosa. A volte in maniera “moderata”, altre in maniera molto intensa.
Per questo oggi c’è chi afferma che anche la vicenda, drammatica, del Coronavirus, potrebbe risvegliare la fede assopita nei cittadini colpiti dalla forte sofferenza che ne deriva. Anche la chiusura delle Chiesa, paradossalmente, sta già mostrando come in qualche modo si stia risvegliando un desiderio verso la liturgia o l’Eucarestia. Che altrimenti prima si dava troppo spesso per scontato. O magari nemmeno considerato.
Il Coronavirus e la fede: dobbiamo aspettarci un risveglio?
Anche in Unione Sovietica, infatti, la fede espressa con la frequentazione delle Messe si attestava all’incirca attorno all’uno o due per cento, numeri veramente minimi. Mentre oggi la situazione è davvero di tutt’altro ordine. Segno anche degli effetti della Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria effettuata da San Giovanni Paolo II. E del fatto che le teorie sulla secolarizzazione inevitabile del mondo non reggono alla prova dei fatti. L’uomo non potrà mai vivere infatti senza l’amore di Dio per le sue creature, che trova pieno riscontro nella fede in Lui, e ogni opera di corruzione per mano del Maligno non avrà mai vita lunga.
Questo per il semplice fatto che, come disse Gesù a Pietro, portae inferi non praevalebunt adversus eam. Ovvero, “tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa” (Mt 16, 18).
Giovanni Bernardi
Fonte: iltimone.org
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