Coronavirus: la forza della preghiera risultò determinante in quel lontano 590, quando San Michele arcangelo apparve a Roma e pose fine alla peste.
Una Roma antichissima, ma, per certi aspetti, attualissima, quella del lontano 590 d.C. In quell’anno, infatti, la forza della preghiera della popolazione romana, incitata dall’allora Pontefice, San Gregorio Magno, risultò determinante, fondamentale, miracolosa. Ricordiamo che il predecessore di San Gregorio fu Papa Pelagio II, morto il 7 febbraio del 590, proprio a causa della “morte nera”, la terribile peste arrivata dall’Egitto. Il suo successore, invitò tutti i fedeli a una grande opera di preghiera, i cui risultati sono ancora ben visibili gettando lo sguardo verso Castel Sant’Angelo, dove si erige la statua di San Michele arcangelo.
Quella vissuta in questi giorni non è la prima epidemia che il popolo è costretto a subire. Nel corso della storia si sono succeduti diversi fatti analoghi e tra questi, vogliamo richiamare quella peste che attaccò Roma nel 590 d.C. In quell’occasione, il Pontefice Gregorio Magno invitò il popolo alla preghiera, organizzando una litania settiforme, dove diversi cortei attraversavano la città in processione. Come riporta Vatican News, le processioni lungo le vie romane avevano il fine di portare l’immagine di Maria Salus Populi Romani, la bellissima immagine dipinta da San Luca evangelista, a San Pietro.
Disponiamo di diverse fonti storiche che ci parlano dell’accaduto. Le più illustri sono quelle caratterizzate dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varazze e dalle Historiae Francorum di Gregorio di Tours. Entrambe le fonti sono concordi nell’affermare che nonostante la morte di diverse persone durante la processione, il Pontefice continuò ad incoraggiare i fedeli, perché non demordessero nella preghiera. Fatti miracolosi si iniziarono a verificare già nel bel mezzo delle processioni. Infatti, man mano che l’immagine della Vergine avanzava, l’aria si faceva più leggera, più pulita.
Il corteo processionale, con l’immagine della Vergine dipinta da San Luca, arrivò di fronte al ponte che collegava l’eterna città al Castellum Crescentii. Fu allora che il miracolo si realizzò. La testimonianza che Dio aveva ascoltato le preghiere: una schiera di angeli scese dal cielo intonando le parole del Regina Coeli. Il Santo Pontefice, dopo aver risposto “Ora pro nobis rogamus, Alleluja!”, vide la figura della misericordia di Dio: San Michele Arcangelo che riportava la spada nel fodero, pulendola dal sangue. Attraverso quel gesto, San Michele aveva liberato Roma dalla peste.
Come riporta Vatican News, successivamente, quel castello cambiò nome, in onore del miracoloso evento. Il suo nome divenne, per l’appunto, Castel Sant’Angelo e in cima, nell’XI secolo, fu installata una bellissima statua, tutt’oggi presente, dell’arcangelo, colui che nel 590 liberò la città dall’epidemia. Riflettiamo, ancora oggi, a distanza di secoli, sull’importanza dell’affidamento a Dio e sulla forza della preghiera.
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Fabio Amicosante
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