Nel confine tra Francia e Italia ogni giorno ci sono migliaia di passaggi, nessun nei tunnel non viene effettuato nessun tampone.
Nel traforo del Frejus ci sarebbe quindi una vera e propria zona grigia in cui transitano 125 mila veicoli al mese. Il tutto senza alcuna obbligatorietà di fare test se si passa su gomma.
Mentre in Francia i casi esplodono, il pericolo quindi si riversa in maniera significativa anche verso l’Italia. Il Piemonte si sta muovendo per allestire i tracciamenti, ma ci sono diversi ostacoli che li impediscono.
Ci sono fasce orarie dove il traffico in quel passaggio esplode, anche se in questi giorni, a causa del pessimismo riguardo la pandemia, la logistica si sta quasi di nuovo fermando. Quando le cose cominciano a mettersi male, è infatti la prima che ne risente.
In questo tratto i camion vanno da Parigi e dintorni, una delle aree più infettate d’Europa, fino al nord Italia e a tutto il resto della Penisola. Al casello, però, nessuno chiede nulla ai conducenti dei mezzi pesanti che passano in continuazione. Tutto scorre come prima, mentre in realtà la diffusione del virus aumenta ora dopo ora.
Tuttavia, soltanto poche settimane fa il ministero della Salute con un’ordinanza ha introdotto l’obbligo per chi viene dalle zone rosse degli altri Paesi di sottoporsi al tampone. Ma se questi si eseguono negli aereoporti, per gli ingressi in strada i controlli sono pressoché nulli.
Tutto sta al buonsenso del viaggiatore e alla volontà, o forse anche all’interesse, di auto-denunciarsi. Interesse che ovviamente non c’è, quindi tutti passano indisturbati. In questo modo si è venuto a creare un vero e proprio territorio franco, denunciato da alcuni esperti delle unità di crisi liguri e piemontesi.
Ieri sera in Piemonte si è registrato il record di contagi: 1.033, oltre il doppio di quelli registrati il giorno prima. Il traffico nel Frejus però viaggia quasi ai livelli pre-lockdown. Se nel settembre del 2019 c’erano stati 142mila transiti verso l’Italia, oggi se ne registrano 121mila. Per fare pronto a questo tipo di movimenti, in termini di tamponi, servirebbero otto unità mobili ferme sulla piazzola subito dopo l’uscita del tunnel.
Ma le code che ne deriverebbero porterebbero alla paralisi del traffico. Insomma, la situazione è molto complicata, e la via d’uscita pare molto lontana.
Giovanni Bernardi
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