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Coronavirus, Giornata mondiale dei poveri: la Chiesa lancia l’allarme

Nonostante la crisi del Coronavirus, la carità verso i più poveri non si ferma. La testimonianza evangelica passa infatti anche dal servizio verso i più bisognosi. 

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Oggi ricorre infatti la Giornata mondiale dei poveri, indetta da Papa Francesco a conclusione del Giubileo straordinario della Misericordia, nella Lettera apostolica “Misericordia et misera” del 20 novembre 2016. In quell’occasione il Papa aveva spiegato: “Sarà una Giornata che aiuterà le comunità e ciascun battezzato a riflettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa, non potrà esserci giustizia né pace sociale”.

La povertà che diventa sempre più dura con la pandemia

Durante questi giorni di difficoltà dovuti alla pandemia, dove in molte città ritornano misure sempre più stringenti, la povertà diventa una morsa che stringe fortemente. Senza i fratelli che si rimboccano le maniche per offrire la propria solidarietà, che sia fatta di un pasto caldo, di una coperta o anche solo di un abbraccio condito da un bel sorriso che scalda il cuore, la vita diventa un inferno.

Per questo, applicando il messaggio evangelico, ogni giorno tante associazioni di carità in tutta Italia si spendono per donare la propria vita per i poveri e gli ultimi. Tra questi c’è anche fra Riccardo Corti, responsabile della Mensa dei Poveri di Bergamo intitolata a Padre Alberto Beretta, fratello di Gianna Beretta Molla.

Fra Roberto durante un momento di volontariato verso i più poveri – photo Vatican News

Le tante opere di carità della Chiesa italiana lasciate in sordina

Ai media vaticani fra Riccardo ha infatti testimoniato la sua opera che avviene anche attraverso i social. “Oggi è un po’ faticoso cogliere un po’ di cielo perché ogni tanto succedono cose in mensa che, pur non essendo gravi o preoccupanti, lasciano un po’ di amaro in bocca”, spiega fra Riccardo.

Tante persone infatti ogni giorno si rivolgono alla mensa dei Poveri. Uomini e donne di tutte le età e le provenienze si mettono in fila per chiedere ciò di cui hanno strettamente bisogno, senza il quale la vita diventa un po’ meno dignitosa. Tanti stranieri, ha raccontato Riccardo. A volte in una fila si contano almeno una ventina di nazionalità diverse tra loro. Purtroppo però, continua, ci sono anche molti italiani.

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Tanti nuovi poveri aumentano alle mense caritative, anche italiani

Persone che non avendo entrate non riescono ad arrivare a fine mese, o che sono rimaste sole, per tante ragioni della vita. Non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena e allora finiscono in parrocchia o alle strutture caritative a chiedere un piatto di minestra. Dove possono però sempre fare riferimento a vere e proprie reti di sostegno e di solidarietà. Una grande forza della Chiesa italiana che troppo spesso viene lasciata in sordina e non messa in risalto.

“Fino a fine agosto preparavamo dei sacchetti con dentro il cibo che distribuivamo a chi ce li chiedeva”, ha raccontato il frate, entrando nel merito delle difficoltà dell’inverno che si aggiungono a quelle della pandemia. “Adesso, con l’arrivo dell’inverno, una cosa del genere sarebbe stata difficile da gestire, così abbiamo riaperto i locali e fatto rientrare i nostri ospiti”, ha infatti spiegato.

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“Abbiamo i tavoli distanziati, il gel per disinfettare le mani e le mascherine. I nostri volontari hanno accettato di fermarsi un pò di più per evitare che si crei il sovraffollamento e qualcuno rimanga così senza pasto, e la cosa che mi ha commosso di più è che hanno accettato tutti con entusiasmo. Questo mi conferma quella scoperta che ho fatto nella prima ondata di coronavirus in primavera, cioè che non dobbiamo arrenderci al male, perché il cuore umano è davvero ancora tanto buono”.

Giovanni Bernardi

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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