L’obbiettivo primario è quello di sconfiggere il Coronavirus e tornare alla normalità. Ma quando si tornerà alle nostre vite sarà tutto come prima?
La fine del contagio sarà un’occasione per ristrutturare la società in modo tale che cominci a funzionare per il verso giusto.
Da quando l’epidemia di Coronavirus è dilagata in Italia obbligando la maggior parte delle persone a rimanere in casa, la domanda che un po’ tutti ci siamo posti è: quando si tornerà alla normalità? Una domanda lecita, poiché le nostre abitudini sociali sono importanti ed elemento caratterizzante della società. Una domanda essenziale, perché tutte le persone che sono rimaste a casa nel migliore dei casi percepiscono un’indennità e vivere con poco denaro non è impresa facile, specie con una famiglia alle spalle.
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La risposta a tale curiosità non c’è. Non al momento almeno. Gli esperti analizzano i dati ogni giorni per cercare di capire quando giungerà quel dannato picco, quando la curva dei contagi si comincerà ad assottigliare. Solo in quel momento si potrà fare una previsione parziale di quello che sarà un termine della reclusione (giustamente) forzata. Anche in quel frangente, però, bisognerà comprendere che il ritorno alla “normalità” sarà graduale e che per un periodo di tempo non ancora quantificabile si dovrà sottostare a delle regole di comportamento restrittive, seppur uscendo di casa.
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Andando oltre, immaginiamo il periodo in cui il Coronavirus non rappresenterà più una minaccia, quando cioè il contagio sarà debellato, ci saranno farmaci dalla sicura efficacia ed un vaccino. In quel momento si tornerà alla normalità come la conosciamo? Dal punto di vista sociale, dunque delle abitudini (lavoro, palestra, chiesa, uscite), probabilmente sì e tutti ne saranno contenti. Qualcosa, però, è bene che cambi radicalmente.
Bisogna innanzitutto che si preveda un finanziamento corretto alle università e alla sanità, così che qualora ci dovessimo trovare d’innanzi ad un’altra emergenza di questo tipo potremo essere pronti ad affrontarla. Bisognerà anche cambiare l’approccio nei confronti dell’ambiente circostante, aprendoci ad un rapporto uomo-ambiente che sia maggiormente rispettoso della natura. Infine bisogna risolvere il problema atavico del lavoro, creare un sistema lavorativo che permetta a tutti di avere un posto sicuro, abolire la “necessità” del nero, ma anche i contratti a termine, le partite iva inique. Da questo punto di vista dunque è auspicabile che si arrivi ad una nuova normalità, solo in quel caso avremo imparato dai nostri errori.
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Luca Scapatello
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