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Coronavirus, il card. Sarah: non sprechiamo l’opportunità di tornare a Dio!

In tanti si chiedono se questo tempo di prova dovuto al coronavirus può impartire una lezione positiva al genere umano. 

A questa domanda, ha risposto il cardinale Robert Sarah prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, interrogato da diversi giornali internazionali. Cosa ci sta insegnando il virus, per l’oggi e per il domani? E come leggere le dure sofferenze di questi giorni in chiave spirituale?

Sarah: il virus ha mostrato le falsità del mondo

“Il virus si è dimostrato un indicatore della grande illusione di un mondo materialista che si credeva onnipotente sembrava essere crollata”. Mentre ora “un virus microscopico costringe questo mondo, che dopo avere bevuto con autocompiacimento si pensava invulnerabile, in ginocchio”, ha detto Sarah secondo quanto riportato dal Tagespost.

L’attuale crisi “è una parabola“, che rivela quanto di tutto ciò su cui il mondo ci invita a credere è “incoerente, fragile e privo di contenuti”, spiega il cardinale. “Ci è stato detto: sarai in grado di consumare senza limiti! Ma l’economia è crollata e i mercati azionari stanno cadendo. Ci era stato promesso: spingendo sempre più i confini della natura umana attraverso la scienza trionfante. Ci hanno raccontato l’inseminazione artificiale, la maternità surrogata, il transumanesimo e l’umanità allargata”, campi il cui successo dovrebbe dovrebbe rendere l’umanità “invincibile e immortale”.

Riscoprire il bisogno di essere relazione

Quindi la falsità di tutte queste convinzioni è stata svelato da un piccolissimo virus che in poche settimane ha “messo in ginocchio l’Occidente materialista, rilevandone la sua estrema vulnerabilità”. “L’uomo che si credeva onnipotente, si è risvegliato indifeso e si è riscoperto mortale. E anche quanto fino a un momento fa sembrava essere imprescindibile nella sua importanza, fagocitando la quasi totalità del nostro tempo, si è rivelato irrilevante e ozioso”, afferma il cardinale.

Il cardinale guineiano Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti – sourceweb

Una situazione in cui per via dell’isolamento a cui siamo sottoposti, ci ha fatto riscoprire il bisogno dell’uomo di essere e di vivere in relazione. Abbattendo quindi il mito dell’indipendenza da tutto e tutti, dall’individualismo fine a sé stesso. Il coronavirus ci ha messo di fronte alla nostra verità umana, mostrando che l’uomo non può essere indipendente dalle leggi della natura. E che siamo inevitabilmente esseri relazionali, tanto con il prossimo quanto con Dio.

Sarah: riscopriamo la relazione con Dio

“Siamo realmente e specificamente dipendenti l’uno dall’altro. Se tutto si rompe, i legami del matrimonio, della famiglia e dell’amicizia rimangono. Abbiamo riscoperto che come membri di una nazione siamo collegati attraverso connessioni invisibili ma reali. In particolare, abbiamo riscoperto di essere dipendenti da Dio”, afferma il porporato guineiano.

Sarah invita quindi a riscoprire in questo tempo la nostra relazione con Dio. Un richiamo robusto e concreto a sfruttare questo silenzio per dedicarci totalmente e interamente, con tutti noi stessi, alla preghiera. Solo stando in unione profonda con il Signore si può vivere nella Verità, e capire l’errore della pretesa di ergersi a padroni del mondo. Solo con la preghiera si possono sconfiggere le ideologie di morte e frutto del peccato, ci spiega il cardinale. Quando il coronavirus sarà passato, i nostri sforzi e le nostre sofferenze non saranno state vane se il mondo sarà riuscito a compiere anche un solo passo verso la conversione.

Trasformare la casa in una chiesa domestica

Una preghiera quindi personalmente ma anche comunitaria, in famiglia. “Perché non cogliere questa occasione di isolamento e di assenza forzata alla partecipazione alla Santa Messa come un’opportunità per pregare e per trasformare la nostra famiglia e la nostra casa in una chiesa domestica?”, comanda il cardinale, secondo quanto riportato dall’agenzia cattolica CNA.

“È tempo che i padri imparino a benedire i propri figli. I cristiani, privati dell’Eucarestia, si rendono conto di quanta comunione sia stata una grazia per loro. Li incoraggio a praticare l’adorazione da casa, perché non c’è vita cristiana senza vita sacramentale”, afferma Sarah.

Una famiglia in casa in un momento di preghiera – sourceweb

Riguardo al fatto che i cristiani sono impossibilitati a partecipare alla Santa Messa, Sarah ha anche affermato che “i sacerdoti devono fare tutto il possibile per rimanere vicini ai fedeli. Devono fare tutto ciò che è in loro potere per aiutare i morenti, senza complicare il compito dei custodi e delle autorità civili”. Anche se “nessuno ha il diritto di privare una persona malata o morente dell’assistenza spirituale di un sacerdote. È un diritto assoluto e inalienabile”.

Giovanni Bernardi

Fonte: iltimone.org

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