Continua il dibattito a tratti surreale sul coronavirus. Esiste ancora o è clinicamente sparito? Dobbiamo stare sereni o spaventarci?
Il medico Alberto Zangrillo, primario di Terapia intensiva al San Raffaele di Milano e prorettore dell’Universita’ Vita-Salute, non ha dubbi a riguardo. “Non datemi del negazionista, il virus esiste ma la malattia è cambiata”, ha spiegato in un’intervista al quotidiano La Repubblica.
Il dibattito sul Coronavirus
“Dire che il virus oggi non sta producendo una malattia clinicamente significativa non vuol dire affatto negare l’esistenza del Sars-Cov-2. Rifiuto in tutti i modi la definizione di negazionista”, ha spiegato il primario dell’ospedale d’eccellenza milanese.
Il convegno organizzato alcuni giorni fa in Senato ha fatto molto discutere. Al punto di tirare in ballo un personaggio del calibro di Bocelli, utilizzando alcune sue frasi estrapolate dal contesto per attaccarlo duramente, dandogli del “negazionista”.
Le ingiuste accuse ad Andrea Bocelli
Lui che è stato infettato dal virus, assieme alla moglie, e una volta guarito si è subito mobilitato per dare una mano concreta a medici e ospedali. E che ha cercato di stare vicino a tutti gli italiani. Intonando in diretta nazionale l’inno d’Italia davanti al Duomo di Milano, oppure organizzando diversi eventi musicali sui social.
“Sono stato frainteso, succedono cose strane”, ha dovuto giustificarsi Bocelli di fronte alla nuova inquisizione dei social. Dove l’unica regola, parafrasando un noto film d’azione, è che non ci sono regole: bisogna attaccare. Questa è la società al tempo dei social. Non ci sono opinioni, non ci sono sensibilità differenti, non importa la tua percezione dettata magari anche da una disabilità come la cecità. L’importante è urlare in faccia al prossimo che ha torto e che noi abbiamo ragione.
La replica di Zangrillo alle critiche nei suoi confronti
Questa è la triste realtà ai tempi della rete. In questo caso però Zangrillo non è un artista, un uomo di cultura e sensibilità del tutto fuori dal comune, ma un uomo di scienza. Che le malattie le incontra faccia a faccia tutti i giorni, da molti anni, in uno dei maggiori ospedali d’Italia. Difficile quindi, per i leoni da tastiera, smentirlo. A meno che non si sia disposti a fare brutte figure.
“Lavoro di clinica e ricerca e sin dall’inizio ci siamo occupati dell’epidemia”, ha messo in chiaro il medico. “Io riporto solo l’evidenza, ovvero che oggi il virus non produce una malattia clinicamente rilevante”, è il concetto centrale espresso da Zangrillo. Che ha infatti chiosato dicendo che “questo non vuol dire che il virus non esista più: sono stato il primo, già ad aprile, a dire che dovremo convivere con il Sars-Cov-2 finché non arriverà un vaccino”.
L’imbarazzante incertezza della comunità scientifica
“Se colleghi universitari milanesi si permettono di dare del negazionista a chi come me è andato in mezzo ai malati e se ne è preso cura, ne risponderanno”, è infine l’attacco del medico. Effettivamente, come denunciato da La Luce di Maria fin da subito, all’interno della comunità scientifica già nei primi giorni c’è stata estrema incertezza su come affrontare il coronavirus. Nonostante in quei giorni i medici abbiano sempre continuato ad esprimere le loro opinioni con decisa sicumera, salvo poi essere regolarmente smentiti in più e più occasioni.
Dopo le smentite date dai fatti, subito gran parte degli scienziati che presenziava quotidianamente talk-show e prime pagine dei maggiori quotidiani, anche con laute ricompense economiche per discutere di tematiche afferenti a sanità e sicurezza pubblica, si premuravano però di cambiare opinione per dimostrarsi consapevoli e autorevoli. Cosa che però effettivamente, per molti, non corrispondeva alla realtà.
Coronavirus, la sicumera di chi nega le opinioni altrui
Ancora oggi questo atteggiamento di arroganza, lo stesso che indica il professore Zangrillo, continua a essere utilizzato da molti scienziati, professori, sedicenti esperti. Esprimendo delle tesi che risultano essere del tutto funzionali a provvedimenti governativi quali, tra gli ultimi, la proroga fino al 15 ottobre dello stato di emergenza. Nonostante, come denunciato da molti critici della misura, al momento l’emergenza sia palesemente inattuale.
“Io non l’ho mai detto, cosi’ come non ho detto che è mutato”, si è limitato a sottolineare Zangrillo, replicando agli scienziati che lo hanno attaccato per le sue affermazioni basate su dati scientifici e di fatto ricavati dagli ospedali. “Ho però affermato, e lo sostengo ancora perchè questa affermazione si basa sull’osservazione e la cura diretta dei pazienti che la situazione clinica oggi è diversa”.
Giovanni Bernardi