Sono ancora tante le incertezze e le incomprensioni legate al coronavirus. Tanti dubbi sono rimasti alle persone, per via di comunicazioni vaghe e poco dettagliate, o di risposte scientifiche astratte, contraddittorie, confuse.
Per esempio, non è ben chiara la modalità del contagio, quali sono le possibili terapie, quando arriveranno i vaccini e se saranno veramente fondamentali. Non conosciamo con precisione i tempi di incubazione del virus, tantomeno quelli di contagiosità. Non sappiamo quale sia realmente il ruolo dello smog, e da mesi abbiamo la speranza che con il caldo venga sconfitto ma continuamente ci dicono che non è così, ma può anche essere.
Coronavirus, manca una parola chiara della scienza
Insomma, su tutti queste tematiche non abbiamo alcuna parola chiara da parte della scienza, e tutto questo incentiva molto l’incertezza, la paura, e soprattutto la capacità di prendere decisioni chiare e realmente efficaci, tanto dal punto di vista dei singoli cittadini che dei governanti, di quanti sono deputati a prendere decisioni.
A queste domande ha provato a rispondere Marco Cattaneo, direttori di Le Scienze, interpellato dall’agenzia Agi. Fare chiarezza sulle questioni più oscure e nebulose del cvirus infatti potrebbe servire e non poco a rinfrescare le idee e ad evitare in futuro i pesanti errori già commessi in passato.
Cosa sappiamo del coronavirus
Sappiamo ad esempio che il coronavirus intacca le vie respiratorie e che si trasmette con starnuti e colpi di tosse, emettendo goccioline di saliva. Per questo è molto più difficile da controllare rispetto ad esempio ad altri come l’Aids, che viene trasmesso tramite i rapporti sessuali. Per questo, i luoghi chiusi possono diventare molto pericolosi.
Ad esempio, nelle Rsa questo è diventato drammaticamente letale, e lo stesso negli ospedali. Anche gli impianti di areazione possono essere rischiosi, in quanto farebbero circolare le particelle in area per distanze molto più ampie dei normali 2 metri.
Quali punti restano invece più oscuri
Sul punto dello smog, ci sono state diverse versioni. Pare che il virus sia presente nel particolato atmosferico, e sappiamo che la pianura Padana è una delle zone più colpite ed è anche una delle più inquinate d’Europa.
Per quanto riguarda i tempi di incubazione, le stime dell’Oms parlano di 5/7 giorni fino a un massimo di 15 giorni. Mentre sul tema dei test, è ormai chiaro che se ne avrebbe bisogno in maniera massiccia. Almeno centocinquantamila al giorno. Insieme ai termoscanner.
Tracciare i contatti, smog, efficacia dei test sierologici
Questo aiuterebbe nell’isolare in tempo i positivi e tracciare i contatti. Putroppo, in Italia siamo molto lontani da queste cifre. E le stesse difficoltà si avvertono per le raccomandazioni sul modello delle tre T: Test, Trace, TreatCioè: testa, fai il tracciamento e cura.
I test sierologici sappiamo che non hanno una risposta molto affidabile, ma possono servire alle indagini epidemiologiche legate alla diffusione del virus. E per scoprire i malati “sommersi”, magari asintomatici. responsabili di più della metà dei contagi. “La partita si gioca tutta qui, sul tracciamento precoce per evitare la diffusione del contagio”.
Coronavirus, il dibattito sugli antivirali: fanno bene?
Per quanto riguarda gli antivirali, il dibattito riguarda l’uso o meno della clorochina. Si è però a conoscenza del fatto che l’eparina riduce “alcune complicanze trombotiche”, e gli “antinfiammatori riducono la potenza della tempesta immunitarià che nei casi più gravi devasta i polmoni”, spiega Cattaneo.
Infine, c’è il delicato nodo del vaccino. I ricercatori di Oxford hanno affermato che già a settembre potrebbe essere pronto, altri sono molto più pessimisti. Cattaneo reputa possibile questa eventualità.
Un vaccino già a settembre? Possibile
“Si salteranno dei passaggi in termini di sicurezza, ma il rapporto costi-benefici, con un virus che senza controllo potrebbe veramente causare un’ecatombe mondiale, vira decisamente a favore del vaccino”, spiega. “Tutta la scienza mondiale è mobilitata, con un’intensità mai vista. Abbiamo già 100 vaccini in fase di sperimentazione, siamo già riusciti a trovare 1.600 sequenze genomiche del virus depositate nelle banche dati, una cosa mai vista.
Quello che però serve, è la conclusione, è un piano sanitario del governo che spieghi, in parallelo al rallentamento delle misure, quali sono le misure che si intendono prendere dal punto di vista della prevenzione. “L’Oms ha redatto un vademecum in 6 punti per poter riaprire, e noi forse ne rispettiamo uno solo”, dice il direttore di Le Scienze.
Le precauzioni che servirebbero
“L’Oms prescrive di prevenire i contagi importati, ed è l’unico target che raggiungiamo ma solo perché al momento praticamente nessuno viaggia più. Infine, si chiede di informare le comunità in modo chiaro e onesto, invece in Italia a parte i quotidiani bollettini che seguiamo da due mesi non sono state raccontate le cose con chiarezza”, spiega Cattaneo.
“Dovrebbero spiegare cosa succederà, quali saranno i rischi inevitabili, cosa si pensa di fare per contenerli, non trattarci come bambini. Dovrebbero fare spot per informare sulla nuova app per tracciare i contagi (di cui peraltro si sono perse le tracce) o anche per spiegare il corretto utilizzo della mascherina“.
Giovanni Bernardi
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI