Coronavirus, l’indagine epidemiologica di sieroprevalenza ha dato i suoi risultati. In Italia, il 2,5 dei cittadini è risultata positiva al test degli anticorpi.
Questo testimonierebbe una mappa nascosta dei numeri del contagio da coronavirus in Italia. I contagiati sarebbero cioè circa un milione e mezzo. Sei volte di più, scrive il Corsera, di quelli a cui è stata riscontrata l’infezione tra febbraio e giugno scorso, nei mesi di maggiore diffusione del contagio.
Lo studio statistico che svela i veri dati sul coronavirus
Secondo questa indagine, quindi, condotta da Istat e ministero della Salute, col supporto logistico fondamentale della Croce Rossa, di cui si è ampiamente parlato nei mesi sconrsi, i bollettini della Protezione Civile avrebbero ampiamente sottostimato il dato reale. Una tesi però fortemente contrastata da medici come Zangrillo, Tarro o Bassetti.
Lo studio, reso possibile grande all’aiuto di tanti volontari della Croce Rossa che si sono impegnati per prelevare alla popolazione i campioni statistici, molti dei quali si sono rifiutati, avrebbe l’obiettivo di comprendere quanto il virus sia circolato nei mesi scorsi. Oltre anche ad aiutare i medici a capire in che misure e modalità questo si sarebbe espresso.
L’indagine effettuata grazie ai volontari della Croce Rossa
In totale i prelievi effettuati dai volontari sono stati oltre sessantaquattromila. Dai risultati emergerebbe anche la differenziazione territoriale del virus. Con una collocazione molto maggiore in Lombardia, con il 7,5 per cento della popolazione contagiata. Rispetto ad esempio allo Sicilia, dove solo lo 0,3 per cento è risultato avere contratto l’infezione.
Un dato che potrebbe testimoniare l’efficacia delle misure sanitarie e di lockdown, da un lato. Ma che, dall’altro, potrebbe indicarci di dovere stare ancora attenti. “La percentuale del 2,5% ci dice che è stato un fenomeno significativo che ha interessato circa un milione e mezzo di persone. Il momento più difficile è alle spalle, siamo fuori dalla tempesta ma non in un porto sicuro”, ha infatti spiegato il presidente Istat Gian Carlo Blangiardi, che ha presentato l’indagine insieme al Ministro della Salute Roberto Speranza.
Coronavirus, la variazione territoriale e di età
Nella variazione territoriale quindi è compreso il dato della variazione territoriale degli anti-corpi. Ad esempio nella città di Bergamo la sieroprevalenza è del 24 per cento, e nella vicina Cremona del 19 per cento. Ma in città non molto distanti come Como e Lecco la percentuale è molto più bassa, del 3 per cento circa.
La diffusione del contagio perciò avrebbe interessato “ristrette comunità”, ha spiegato il primario Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità che ha lavorato fianco a fianco con il governo italiano. “Non ci aspettavamo valori diversi, ci siamo allineati alle osservazioni di altri Paesi”, ha spiegato Locatelli. Che ha precisato: “Essere positivi agli anticorpi non equivale a possedere il patentino di immunità”.
I dati su tassi di letalità da coronavirus e asintomatici
Un dato inatteso è quello delle differenze minime tra classi d’età, l’1,5 per i bambini tra 0 e 5 anni e l’1,8 per cento dagli 85 anni in su. Forse anche perché gli anziani, spaventati dal rischio, si sono protetti maggiormente. Doppiamente contagiati rispetto alla popolazione comune sono stati invece gli operatori sanitari, dove il 5 per cento è risultato positivo ai test.
Il tasso di letalità è invece stato attestato al 2,5 per cento, in linea con i numeri degli altri Paesi. Ma sei volte più basso se si considera il dato dei positivi diagnosticati col tampone. Resta infine, per ultimo, il dato sugli asintomatici, di cui non si conosce ancora se siano infettivi e in che maniera. Sono il 27,3 per cento gli italiani positivi agli anticorpi che hanno preso il virus senza sviluppare i sintomi. Un numero che conferma l’importanza delle misure di protezione individuale.
Giovanni Bernardi