L’isolamento dovuto al coronavirus ci ha chiamati a riflettere anche sui nostri comportamenti, sul modo in cui ci relazioniamo con gli altri e viviamo le nostre giornate dal punto di vista sociale.
Nell’obbligo di stare da soli allora abbiamo avuto la possibilità di riflettere su di noi, sulle nostre abitudini, buone o meno buone che siano. Chi infatti prima era abituati a una vita sociale molto intensa, aspetta con grande impazienza di tornare al momento in cui si potrà di nuovo vivere questa frenetica socialità. Talvolta anche anticipando i divieti, come abbiamo visto nei giorni scorsi, forse per la difficoltà di rimanere isolato da questi momenti di vita mondana.
Il ritorno alla vita sociale
Al contrario però, dall’altro lato, chi ama appartarsi in solitudine, stare in silenzio, magari a riflettere, ad ascoltare musica, a vivere una vita di intensa preghiera con attitudine più contemplativa, che preferisce meno la dimensione comunitaria, vorrebbe in fondo ancora continuare a ritirarsi nella propria quarantena.
Forse però nel momento della ripresa della socialità sarebbe importante farci domande preziose sul valore dei nostri rapporti, sulla necessità di non esagerare o al contrario di ritagliarsi spazi fondamentali di incontro e scambio con il prossimo.
Il parere della dott.ssa Buonaugurio
È quello che pensa la dott.ssa Cristina Buonaugurio, che è entrata nel merito dell’argomento con un post sul suo blog. Se infatti i numeri del coronavirus cominciano a farsi sempre meno preoccupanti, è giusto cominciare a pensare a come si svolgerà la ripresa della vita sociale, nel momento poi in cui le nostre abitudini dovranno ripensarsi e modificarsi.
La dottoressa ha così tratteggiato dei tipi umani di personalità che si troveranno impegnati con il ritorno alla normalità. Al netto della constatazione che molti di noi si troveranno in una via di mezzo dei profili delle personalità più estreme.
Il tipo umano del “bulimico sociale”
Al primo posto ci sono i “bulimici sociali”. “Sono quelli che organizzano aperitivi online con amici e colleghi o che in fila al supermercato attaccano bottone anche coi carrelli! Oggi stanno soffrendo più di tutti, perché stare in mezzo agli altri è la loro fonte di ossigeno e probabilmente nemmeno la paura del contagio potrà spegnere il loro bisogno di contatto fisico, quando avremo il via libera per la ripresa delle normali attività”, spiega divertita la dottoressa.
Questi, però, “vivranno il permesso di stare nuovamente tra la gente in modo vorace. E correranno il rischio di abbuffarsi di compagnia e di relazioni sociali, fino a scoppiare”.
Una quantità eccessiva di relazioni porterà alla repulsione
Infatti, “proprio come chi soffre di bulimia nervosa, la quantità eccessiva di relazioni li porterà probabilmente prima o poi ad una repulsione delle stesse, al bisogno di trovare pace nell’assoluta solitudine, che pure temono a tal punto che neanche ora riescono ad assaporarla”.
E in tutto ciò non va nemmeno “dimenticato che ci saranno delle regole da seguire, a tutela della nostra ed altrui salute. E con queste regole non sempre i bulimici andranno d’accordo”.
Gli anoressici sociali che godono della solitudine
Al secondo posto la dottoressa pone i cosidetti “anoressici sociali”, cioè “quelli che oggi si stanno godendo la possibilità di staccare da tutto e da tutti“, “che fingono sovraccarichi di rete per evitare riunioni online”.
Quelli cioè “che si godono i contatti virtuali, con la protezione offerta dagli schermi, e che tutto sommato si trovano bene in questo modo di trascorrere le giornate”.
Come faranno a tornare alla vita sociale?
Per questi tipi psicologici il timore è che “quando saranno costretti a tornare in mezzo agli altri e non avranno più la scusa del divieto ad uscire di casa per restare rintanati nella loro fortezza privata”.
Per questo, “come fanno gli anoressici con il cibo, centellineranno le porzioni di relazioni sociali. Non andranno alla ricerca di amici e parenti, fatta eccezione per le poche persone con le quali si sentono perfettamente a proprio agio.
La via di mezzo è sempre quella giusta
Alcuni preferiranno continuare a usare la tecnologia per mantenersi in rapporto con il mondo. In questo modo riusciranno a soddisfare la fame di riconoscimento sociale senza sentirsi in pericolo”.
In tutto ciò sarà necessario trovare la via di mezzo, quella che la dottoressa chiama “la giusta dose”. Infatti nessuno di questi due tipi aveva una sana gestione delle proprie relazioni sociali: i primi cercavano gli altri per coprire i propri vuoti d’amore percepiti dentro di sé, mentre i secondi non facevano altro che scappare da un amore che in fondo non hanno mai conosciuto e che hanno paura di incontrare.
Fondamentale il rispetto delle regole
“Forse pochi di noi rientrano perfettamente in queste tipologie così nette, ma credo che in tanti possediamo caratteristiche che appartengono sia all’una che all’altra o che ci accostano maggiormente ad una delle due”, dice la dottoressa.
Chiedendosi, quindi, che fare? Certamente, sarà fondamentale il rispetto delle regole che verranno stabilite. Ma dal punto di vista psicologico sarà necessario riflettere sul nostro modo di relazionarci con gli altri.
Non bisogna mai perdere il contatto con sé stessi
“Ognuno dovrà a piccoli passi re-inserirsi nella vita sociale, calibrando la quantità di relazioni che può sostenere in ogni momento sulla base delle proprie caratteristiche pre-emergenza.
Logicamente una persona molto socievole farà meno fatica, ma dovrà fare attenzione a non abbuffarsi, mentre una persona timida e riservata dovrà misurare tempi e modalità di ripresa della vita sociale, evitando però di digiunare in un isolamento eccessivo”.
Ma in tutto ciò, la lezione fondamentale è che “è bene non perdere il contatto con se stessi in questi giorni, per comprendere cosa si sta vivendo e per iniziare a pensare al dopo, a ciò che si desidera e a ciò che si teme. Perché la consapevolezza di dove sono è il primo passo per capire in che direzione muovermi”.
Giovanni Bernardi
fonte: aleteia.it
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