Allarme case di riposo nel Lazio: nella giornata di ieri sono stati registrati 68 nuovi casi, un terzo di tutti quelli registrati nella Regione.
L’accesso alle strutture è da tempo vietato ai familiari, dunque i contagi potrebbero arrivare dagli stessi operatori che si occupano degli anziani.
Il Coronavirus minaccia le case di riposo
Nel corso dell’appuntamento giornaliero con la conferenza stampa sul Coronavirus, l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha riferito che l’aumento giornaliero di casi è pari 199; di questi un terzo proviene dalle case di riposo (68 nuovi casi). Un dato che allarma e che coglie di sorpresa, visto che le strutture sono state isolate già da diverse settimane e che vi possono entrare solamente gli operatori sanitari e i medici. Molti dei pazienti, inoltre, si trovano in condizioni di salute non ottimali e potrebbe non essere possibile (oltre che non risolutivo) effettuarne il trasporto in ospedale.
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Preoccupa la situazione di Roma in cui sono stati registrati solo ieri 48 nuovi casi nelle varie case di riposo. Nel territorio dell’Asl Rm3 sono stati registrati 30 nuovi casi, di cui 18 sono legati al cluster di Villa Giulia. 17 nuovi casi invece sono stati registrati nel territorio della Als Rm 5, due di questi sono stati ricoverati in ospedale a causa delle gravi condizioni di salute. Gli altri venti casi sono disseminati nelle varie province del Lazio. Preoccupa principalmente il caso di Nerola, paese in cui il 25 marzo sono stati registrati 56 casi tra i pazienti e 16 tra gli operatori. L’esplosione del focolaio ha convinto la Regione a dichiarare il paese Zona Rossa.
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Case di Riposo, la preoccupazione dei sindacati
L’assessore alla sanità della Regione Lazio ha da tempo sottolineato come la situazione delle Rsa sia da tenere sotto controllo e lo ha ripetuto anche durante la conferenza stampa del 27 marzo. Nei giorni scorsi aveva anche dichiarato: “Abbiamo scritto ai Prefetti e ai Comuni per effettuare controlli a tappeto su queste strutture“.
Grande preoccupazione emerge anche dai sindacati, in un comunicato firmato dalla Cisl, Fp Cisl, Fnp Cisl del Lazio in cui si legge: “L’esplosione nelle RSA e nelle Case di Riposo d’importanti focolai d’infezione che hanno coinvolto ospiti, operatori e le stesse comunità locali impongono una riflessione seria per capire a chi va fatto il tampone e a chi vanno dati i dispositivi di protezione individuale. Stiamo assistendo a una strage silenziosa, dove i contagi per gli ospiti avvengono soprattutto tramite il personale; poiché sono 20 giorni che è fatto divieto ai familiari di fare visita agli ospiti. Crediamo che l’estensione dei tamponi a chi, per la professione che svolge, rischia il contagio da coronavirus è un dovere oltre che un obbligo”.
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Luca Scapatello