La diffusione del Coronavirus sta continuando a cambiare le nostre abitudini e l’utilizzo delle mascherine è una delle novità cui bisogna abituarsi.
In questa breve giuda, proposta dall’Ansa, cerchiamo di scoprire tutto quello che c’è da sapere su questo particolare oggetto.
Esistono diversi tipi di mascherine in commercio, o per lo meno fino a poco tempo fa se ne trovavano diverse. Da quelle chirurgiche a quelle filtranti. Oggi, vista la difficoltà di reperirle prendono piede anche quelle fai da te. Claudio Galbiati, rappresentante Confindustria dei produttori di Dpi (dispositivi di protezione individuale) ha ribadito alcuni concetti chiave in un’intervista pubblicata sul sito dell’agenzia ANSA.
Le mascherine in commercio
Iniziamo dalle tipiche mascherine usate dai medici quelle che si definiscono chirurgiche. Queste si presentano come un assemblaggio di 2 o 3 strati di materiale sovrapposto generalmente realizzate con fibra di tessuto poliestere o di polipropilene (tessuto non tessuto). Questo prodotto è in grado di filtrare l’aria che espiriamo e ci protegge da eventuali schizzi di liquido che dovessero colpirci. In sala operatoria durante un’operazione chirurgica chi deve essere protetto da eventuali microbi è il paziente sottoposto all’intervento. Quindi, come più volte ripetuto, queste proteggono soprattuto gli altri da noi.
Ben diverso il discorso legato alle mascherine contraddistinte dalle sigle Ffp2 e Ffp3. La differenza? “Sono realizzate con tre strati di tessuto non tessuto a diversa densità. Lo strato esterno protegge dallo sporco più grossolano, lo strato intermedio filtra mentre quello interno dà forma alla maschera e protegge il filtro dall’umidità del respiro”, la spiegazione di Galbiati.
Queste riescono a filtrare, nel caso delle Ffp3, fino al 98% dell’aria inspirata. Questo grazie oltre che alla struttura delle fibre utilizzate anche, e soprattutto, per una carica elettrostatica che dura dai tre ai cinque anni. “La mascherina – precisa l’esperto – comunque va sostituita dopo un certo tempo di utilizzo perché perde l’aderenza al volto”.
Valvola o filtro? la differenza è fondamentale
Attenzione a quelle dotate di valvola. Contrariamente a quanto si possa pensare a prima vista, queste sono pericolose se indossate da persone infette. La valvola serve a favorire la fuoriuscita dell’aria, non è un filtro. Quindi l’aria emessa, se infetta, così rimane. Esistono in commercio delle mascherine dotate di filtro realizzate in gomma di silicone. Queste offrono la stessa protezione delle Ffp2 e Ffp3 con il vantaggio di poter esser lavate e riutilizzate e di poter sostituire l’elemento filtrante. Claudio Galbiati ha affermato su queste ultime: “stiamo mettendo a punto un protocollo per disinfettare anche i filtri, con un’esposizione a 70 gradi per 30 minuti”.
Coronavirus: le Mascherine Fai da Te
“Non ci proteggono dal coronavirus – afferma Galbiati – ma possono fungere da barriera verso l’esterno per evitare che chi le indossa diffonda il contagio: in un certo senso imitano le mascherine chirurgiche, ma hanno una funzionalità molto più limitata perché non aderiscono bene al volto e l’aria passa facilmente dai bordi“.
Sui social sono comparsi i modi ed i materiali più originali: dalle coppe dei reggiseni alla carta da forno passando per le compresse di garza e le varie pellicole per la cucina. Attenzione perché ci sono delle regole e degli standard da rispettare dice Galbiati, “le mascherine fai-da-te dovrebbero avere uno strato impermeabile e più strati filtranti di tessuto non tessuto, fatti ad esempio con compresse di garza”.
In attesa dei vaccini e delle cure, prestiamo dunque attenzione a cosa mettiamo davanti alla nostra faccia, oggi più che mai ne vale della nostra salute.
Cristiano Sabatini
Fonte: Ansa.it