La liturgia è sorgente e vertice della vita cristiana, come definita dal Concilio Vaticano II. Per questo è vitale per la comunità cristiana, che senza di essa si perde.
È “la fonte da cui promana la sua forza vitale” e “il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa”. Senza di essa i cristiani perdono l’energie che li sostiene nell’affrontare le sfide del mondo, che siano liete o difficoltose. La liturgia cristiana è nutrimento per il corpo e per lo spirito, è un’energia soprannaturale promanata dalla Grazia riversata dal Padre sui suoi figli.
La stessa Grazia a cui tende tutta la vita fisica e spirituale del cristiano. Una Grazia che diventa sostanza con la partecipazione alla Messa e con la celebrazione dei Sacramenti. Che vale per tutti quelli che vi partecipano. Per questo la Messa non è solamente una manifestazione pubblica, come purtroppo invece il governo tende a ridurla, ma rappresenta una dimensione fondamentale e insostituibile della vita di un cristiano. In una nazione storicamente eretta e permeata dalla fede cristiana.
Tanto che molti si chiedono se questa possa mai continuare la propria esistenza senza di essa. Tralasciando che per la maggior parte di questi, la risposta è negativa. Una società non potrà mai evitare di crollare sulle propria fondamenta se non ci sarà una fede attiva e vitale a sorreggerla.
La liturgia è, insieme alla Parola e alle opere di carità, fondamento imprescindibile della vita cristiana. Se non si celebrano le funzioni religiosi, in cui sono comprese quindi anche i matrimoni, i battesimi o i funerali, non si perdono delle manifestazioni tradizionali, ma la linfa da cui trae vita l’intera società. Senza di essi, siamo inevitabilmente spacciati.
Ma i cristiani lotteranno fino alla fine per evitare che vengano privati della possibilità di vivere liberamente la propria fede. In questi giorni, per motivi di sicurezza pubblica, non si sono celebrate e non si possono ancora celebrare le liturgie in maniera aperta al pubblico. Tutto questo per un senso di responsabilità voluto dai pastori della Chiesa nei confronti dello Stato e della salute pubblica e dei propri fedeli.
Liturgia che tuttavia continua ad essere celebrata dal sacerdote in forma privata. A cui il popolo di Cristo partecipa in maniera solamente indiretta, unendosi spiritualmente al sacerdote.
Ora però, con l’arrivo della cosiddetta fase due dell’emergenza, nel momento in cui si pensa di fare riaprire molte attività commerciali e di socialità, è assolutamente necessario che anche partecipare alla Santa Messa sia di nuovo possibile. Il calo del contagio permetterà di ripensare le misure di isolamento, e lo stesso dovrà accadere anche in Chiesa.
Si potrà partecipare alle funzioni liturgiche garantendo tutte le distanze di sicurezza e le precauzioni necessarie. Così si sta preparando la Chiesa italiana.
Si dovranno adottare norme per la sicurezza e la salute pubblica. Bisognerà predisporre gli ambienti all’igienizzazione, e a svolgere riti secondo norme e criteri che prima non sarebbero stati altrimenti usati. I fedeli dovranno cambiare magari i loro orari, andando in gruppi scaglionati per permettere una maggiore distanza tra le persone.
Anche se non tornerà tutto come prima, saremo invitati a partecipare più di prima alle funzioni pubbliche. Per fare sentire la nostra presenza a tutta la comunità, per dire un secco no all’isolamento dell’indifferenza e della solitudine, e soprattutto per tornare a vivere la nostra intimità profonda e collettiva con il Signore Gesù Cristo, che sempre ci attende nelle nostre chiese e nelle celebrazioni.
Tanto i pastori quanto i fedeli sono chiamati a una nuova fase della vita liturgica. Una nuova stagione della vita della Chiesa in cui siamo invitati a rinnovare il nostro rapporto con Cristo e con la liturgia. Facendoci guidare dallo Spirito Santo, verso l’amore potente che il Padre riversa nei nostri confronti, specialmente nella liturgia.
Giovanni Bernardi
Fonte: avvenire.it
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