Coronavirus: una strategia molto meno restrittiva di tutti gli altri Paesi, senza alcun lockdown ha portato a risultati molto positivi, e vite umane salvate.
Il caso Svezia fa riflettere. Una strategia basata sull’organizzazione dei tracciamenti senza stravolgimenti delle libertà individuali.
Ora il numero di contagi cresce anche lì ma, al contrario, il numero dei decessi è tra i più bassi in Europa, di molto inferiore a quello registrato in Italia.
Considerato inoltre che in Svezia il Coronavirus ha continuato a mordere anche in estate, dopo le temperature non troppo calde non hanno aiutato a combattere il virus, il risultato è sorprendente.
Se infatti nelle prime settimane il numero dei morti era significativamente alto rispetto agli altri paesi, ora non si assiste, dal punto di vista dei decessi, a una seconda ondata.
L’Economist ha attribuito questo successo alla capacità di effettuare test diffusi e di tracciare i contagi. Oltre che all’investimento sul sistema sanitario nazionale, con un potenzialmento di addirittura del 300 per cento.
Anche gli elicotteri militari sono stati riconvertiti in eli-ambulanze, e le terapie intensive sono state ampiamente rafforzate.
Nel pieno della prima ondata le autorità sanitarie di Stoccolma hanno sempre difeso la scelta di non chiudere nulla. Il loro piano strategico è stato quello di puntare sulle “raccomandazioni ai cittadini”, piuttosto che sui divieti.
Ora, con circa 5.900 nuovi casi e 42 morti in un giorno, la Svezia ha toccato il record negativo, con un tasso di occupazione dei letti in ospedale che cresce a un ritmo molto più alto di quello dei Paesi vicini.
L’epidemiologo di Stato Anders Tegnell tuttavia ha affermato che nonostante ciò non ci sarà alcuna marcia indietro. La Svezia continuerà su questa strada. Ancora oggi infatti la mortalità del Covid-19 in Svezia resta più bassa che in Paesi come la Gran Bretagna o la Spagna, con 6.122 decessi registrati su 10 milioni di svedesi.
La politica del governo è stata finora quella di non chiudere nulla. Ristoranti, negozi, scuole, tutti hanno continuato a lavorare. Ai cittadini, il governo ha dato semplici raccomandazioni.
L’obiettivo era quello di contare su un senso di responsabilità individuale che è considerato culturalmente molto alto. Senza considerare l’ida che nel “carattere nazionale” ci sia già inscritta la tendenza innata, anche in tempo di normalità, a praticare il distanziamento sociale.
Le autorità continuano quindi a non imporre l’uso della mascherina, e le uniche restrizioni scattate a livello governativo sono il divieto di vendita di alcol dopo le 22 e la chiusura delle case di riposo ai visitatori.
L’unica variazione è stata quella di abbassare a otto persone il limite per gli assembramenti. Prima infatti questo limite era fissato fra le 50 e le 300 persone, a seconda dei casi.
Alcune iniziative sono spuntate invece a livello locale, come quella che invita gli studenti a stare distanziati. E alcune regioni hanno introdotto misure più restrittive in cui si invitano gli abitanti a non utilizzare i mezzi pubblici, se non necessario. O a evitare ambienti interni come negozi, centri commerciali, musei, biblioteche, piscine e palestre e grandi incontri all’aperto.
Giovanni Bernardi
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