Coronavirus, arricchirsi con le mascherine. Il caso Irene Pivetti

Continuano ad essere scoperti casi sgradevoli di truffe per commercio di mascherine, cavalcando l’onda dell’emergenza del coronavirus.

L’ultimo è legato all’ex deputata Irene Pivetti, che si giustifica: “sono stata colpita per il mio cognome”. Intanto la polizia ha sequestrato le mascherine. I fatti risalgono ai primi di aprile, nel bel mezzo della crisi del coronavirus. Nella zona del Savonese alcune farmacie vendono mascherine con rincari del 200 o 250 per cento.

I prezzi gonfiati e l’inizio delle indagini

Vengono denunciati, e la Procura affida alla Guardia di Finanza le indagini per risalire alla fornitura di questo materiale. Si finisce in un hangar commerciale nell’aeroporto di Malpensa, terminal 2. Lì sono custodite migliaia di mascherine Fpp2, ovvero di un modello che garantisce una protezione medio-alta.

Mascherine tutte importate dalla Cina dalla stessa società, la Only logistics Italia srl. E qui entra in gioco Irene Pivetti, ex giovanissima presidente della Camera nel lontano ’94, che ne è amministratrice unica.

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L’ex deputata e giovanissima presidente della Camera Irene Pivetti. La Guardia di Finanza ha sequestrato un carico di mascherine dalla Cina legate a un contratto di 30 milioni con la Protezione Civile – sourceweb

L’ex deputata e il business delle mascherine

La Pivetti infatti dopo la sua carriera politica ha cominciato quella da imprenditrice e lavora attraverso una rete di relazioni con l’Oriente. Durante lo scoppio dell’emergenza da coronavirus la Protezione Civile ha firmato con la sua società un contratto per avere una fornitura di ben 15 milioni di mascherine, al costo di 30 milioni di euro.

In questi giorni le mascherine sembravano ancora introvabili. Di queste, una parte significativa è ora sotto sequestro, dopo averle individuate a Malpensa. La ragione è che dal 2 marzo ad oggi la legislazione è cambiata, per cui le norme stabilite nel contratto firmato tra la Pivetti e la Protezione Civile sono cambiate, spiega al Corriere della Sera la Pivetti.

Le regole cambiate in corsa

“Noi abbiamo rispettato quanto previsto dal contratto con la Protezione civile, soltanto che poi le regole sono cambiate in corsa, affidando all’Inail la competenza di certificare i dispositivi di protezione”, afferma. Quindi, nella seconda fase dell’emergenza quelle certificazioni sono cambiate e quelle stabilite in precedenza non sono risultate più consone.

Un altro particolare che mette in luce il Corriere è che la società dell’ex deputata nel 2018 aveva fatturato 72 mila euro con un utile di solo 2.300 euro. Oggi invece, con le mascherine nell’emergenza coronavirus, si è trovata di fronte un business da ben 30 milioni. Per cui, il dubbio sollevato tra le righe è che ci sia stato un atteggiamento di forte opportunismo scaturito dall’emergenza sanitaria.

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Anche nel mezzo della crisi imprenditori senza scrupoli si arricchiscono con il business delle mascherine. Sono stati diversi gli scandali, l’ultimo dei quali coinvolge l’ex deputata Irene Pivetti – photo Pixabay source

La risposta della Pivetti

Sono 10 anni che lavoro con la Cina: abbiamo grandi uffici e ampi spazi commerciali, un business poi strozzato dal Coronavirus. E grazie a queste relazioni ho pensato che avrei potuto dare una mano al mio Paese: che deficiente sono stata, ma lo rifarei”, si giustifica invece l’imprenditrice.

Il commissario per l’emergenza Arcuri ha in un secondo momento previsto norme molto più rigide per cercare di contrastare i rischi di truffe, diverse dall’inizio della pandemia, per cui oggi le mascherine si pagano direttamente alla consegna. Ma il contratto in questione contemplava un 60 per cento di pagamento anticipato e solamente il 40 per cento alla consegna.

Perché sono state sequestrate

“Il contratto con la mia società era stato firmato con la Protezione civile: le regole erano quelle, poi sono cambiate. Io ho rispettato tutto, e quell’operazione era pure in leggera perdita per me”, risponde ancora la Pivetti. L’intesa prevedeva altresì che la società potesse vendere ai privati in maniera diretta le mascherine. Da lì, gli acquisti delle farmacie e i rincari esorbitanti che hanno portato al sequestro.

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L’imprenditore Antonello Ieffi ha tentato una truffa di 15 milioni per forniture di mascherine. Ora è scoppiato anche il caso di Irene Pivetti. Ma lei si giustifica: sono cambiate le regole in corsa, l’ho fatto e lo rifarei – sourceweb

Scoperchiando un altro caso di chi, purtroppo, anche di fronte al dolore e alla sofferenza di persone che muoiono negli ospedali, trova l’occasione giusta per arricchirsi.

Giovanni Bernardi

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