Secondo il medico pugliese Bacco in Italia la percentuale di contagiati è molto più alta di quanto viene diffuso dalle autorità sanitarie. E il virus avrebbe cominciato a circolare molto prima.
“Almeno un italiano su tre è già entrato in contatto con il virus. Anche al Sud registriamo percentuali molto alte. Abbinando test e tamponi, potremmo liberare il 25 per cento della popolazione, individuando i soggetti immunizzati naturalmente”.
Coronavirus, studio dice che circolava da ottobre
Mario Bacco, oltre che medico, è amministratore delegato di Meleam spa, società statunitense con sede a Bitonto in provincia di Bari, che ha realizzato test sierologici già sul mercato. Test per il quale ci sono già oltre venti milioni di ordinativi, compresi enti, ospedali e grandi aziende come Amazon e Ferrari.
Bacco ha pubblicato insieme ad altri colleghi uno studio sulla diffusione del coronavirus, in cui si parla di almeno un 35 per cento di popolazione infetta e di un virus che ha cominciato a circolare molto prima di quanto è stato comunicato dalle autorità.
La sorpresa sui risultati dei test
In un’intervista al quotidiano La Stampa ha spiegato che “noi stessi ci siamo sorpresi”, ma che i risultati appaiono comunque inequivocabili. “Oltre al nostro test, ne abbiamo utilizzato uno cinese e uno statunitense. Stessi risultati e nessuno li ha mai smentiti. Su un campione di 100 persone, a Napoli 38 erano positive e a Bari 36”,
Numeri che fanno pensare al medico e alla sua società che “la verità scientifica è questa”. “Poi se questi dati non devono emergere e si vogliono raccontare altre verità, è un discorso diverso”, commenta. La ricerca si è basata su un campione rappresentativo per regioni, sesso, età, di circa cinquemila persone reputate sane.
I dati scientifici e il silenzio del governo
Bacco ha tuttavia spiegato che la protezione civile non li ha mai contattati per verificare i risultati delle loro indagini, nonostante la presidenza del Consiglio le abbia ricevute. E queste mostrano risultati chiari, e provati dal punto di vista scientifico. Nel frattempo, il punto che lascia qualche perplessità è che dalle istituzioni si continua a dire che il novanta per cento degli italiani dovrebbe essere estraneo al virus.
“Impossibile“, replica il medico. “Pensare che solo il 10 sia infetto, per noi che studiamo la microbiologia, è folle. Significa negare l’elemento caratterizzante e cioè la forte propagazione”.
L’anzianità degli anticorpi al coronavirus risale a ottobre
Un altro elemento fondamentale del suo studio, però, è dato dal fatto che nello svolgimento delle indagini “sono emersi picchi del 50 per cento”. Ovvero che “una persona su due manifestava anticorpi“. Questo indicherebbe “la forte capacità di infettare del coronavirus e di essere prevalentemente asintomatico”.
Tuttavia, proseguendo con gli studi un elemento che è venuto agli occhi degli scienziati è l’anzianità degli anticorpi. “Indagando sugli anticorpi, abbiamo scoperto quanto fossero datati. Ecco perché il nostro studio è insidioso: il virus era in Italia da ottobre. Le famose polmoniti da legionella erano già da coronavirus, ma non di questo”.
Il coronavirus è mutato e al nord ha trovato terreno migliore
Il medico sostiene quindi che in Italia il virus ha cominciato a circolare almeno da ottobre. E che al Nord il virus sia mutato per via del fatto che ha trovato il clima ideale, è così è diventato più pericoloso e aggressivo. Mentre al contrario nelle aree meridionali, nonostante sia comunque circolato, le temperature più calde hanno ridotto l’impatto.
“Il virus lombardo è diverso da quello siciliano. Credo che nel meridione non avremo mai quello che è accaduto al Nord: non come numero di infettati perché la differenza non è tanta, ma come incidenza clinica”, dice. “Qui si può essere fiduciosi per la stagione estiva perché il clima gioca a favore. Il virus ci sarà ancora, ma non ce ne accorgeremo”.
Giovanni Bernardi
Fonte: lastampa.it
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