In questi giorni il desiderio di andare a Messa e ricevere l’Eucarestia è grande. Lo dimostra la lunga fila in chiesa nel crotonese. Ma la polizia continua a reprimerlo.
Il momento è quindi delicato e c’è bisogno di chiarezza e soprattutto buonsenso. Le regole diffuse dalla Conferenza episcopale italiana dicono che bisognerebbe evitare questo tipo di inconvenienti. Ma allo stesso tempo il desiderio di molti fedeli è forte, e si fatica a vivere questa quotidianità senza partecipare alla Santa Messa.
La lunga fila in Calabria per la Messa
Ad esempio nel Vibonese, a Filadelfia, nonostante le indicazioni del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Luigi Renzo, le immagini ci mostrano la celebrazione di una Messa. Quando si vive una vita in profonda intimità con Gesù infatti non è sempre facile starne senza. Così, i fedeli in fila per ricevere l’Eucarestia erano numerosi, e quindi il rischio di contagio c’era.
Messa, paradossalmente, trasmessa anche in diretta social, facendo sfoggio di un momento in cui si stavano infrangendo le regole di celebrazione a porte chiuse e tra poche persone. Le trasmissioni social servirebbero infatti a coinvolgere chi è impossibilitato a partecipare alle restrizioni, e non a mostrare a tutti come queste non vengano rispettate. Ponendo purtroppo in cattiva luce tutta la Chiesa e il popolo cristiano.
Messa sì o Messa no? L’esempio del Papa
Nei giorni in cui abbiamo visto il Papa celebrare in una piazza San Pietro deserta, e in cui in tutta Italia vescovi e prelati si impegnavano per rispettare le indicazioni, quella di non rispettare le norme che sono state condivise a molti può sembrare una mancanza di rispetto. E di obbedienza. Che poi può portare a degenerazioni come quelle in cui si vede la Polizia irrompere in chiesa, creando precedenti molto negativi che ci ricordano paesi autoritari dove la libertà religiosa non esiste. E che preferiremmo tenere alla larga dalla nostra bella Italia.
A Frascati infatti, nella cittadina dei Castelli romani, sembra che una quarantina di persone abbiano partecipato alla Messa per la domenica delle Palme nella Cattedrale di San Pietro. Così i poliziotti sono entrati verso la fine e hanno interrotto la celebrazione, come successo anche nelle settimane scorse a Cerveteri. Il vescovo Raffaello Martinelli, che ha celebrato, ha spiegato di avere più volte invitato i fedeli a stare a casa in osservanza dei divieti. E ha precisato che proprio per scoraggiare la partecipazione aveva pensato di celebrare la mattina presto.
Frascati, la polizia irrompe di nuovo durante la Messa
Secondo monsignor Martinelli, inoltre, le persone non erano una cinquantina come qualcuno ha affermato, ma molte meno. E tuttavia ha anche promesso che in futuro sarà più “inflessibile”. “Non potendo chiudere le porte per ragioni di sicurezza, mi impegno ad assicurare un adeguato servizio di persone all’ingresso della Cattedrale per contingentare-bloccare l’ingresso a eventuali persone di passaggio”.
Su vicende di questa natura è intervenuto oggi anche il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, intervistato dal Corriere della Sera. “L’impossibilità di poter partecipare alle Messe di Pasqua quest’anno è un atto di generosità. È un nostro dovere il rispetto verso quanti, nell’emergenza, sono in prima linea e, con grande rischio per la loro sicurezza, curano gli ammalati e non fanno mancare tutto ciò che è di prima necessità”, ha affermato. “È tempo di responsabilità e si vedrà chi ne è capace”.
Situazione spiacevoli che non vorremmo vedere
Situazioni spiacevoli, quelle di vedere impedite le celebrazioni, che preferiremmo evitare, perché addolorano. Per questo c’è bisogno di grande attenzione. Quasi la totalità dei vescovi e dei sacerdoti, infatti, si sta impegnando in tutte le città per non lasciare che i fedeli restino senza la Parola di Dio. Ed è anche rispetto verso di loro, e verso i fratelli cristiani, comportarsi tutti in maniera uniforme.
Tra i fedeli, peraltro, molti sostengono anche di vivere, in questa assenza di Eucarestia, la riscoperta di una Presenza ancora più viva di Nostro Signore, nel nostro cuore e nelle nostre vite. E del desiderio di Lui, per l’attesa del giorno in cui potremo riceverlo nuovamente. L’auspicio è perciò che tutto questo possa sfociare in gesti di amore verso il Signore e nei confronti dell’intera comunità .
Giovanni Bernardi
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