Stando alle indiscrezioni dei giornali, si sta lavorando alla data per la riapertura delle Messe ai fedeli già entro i primi giorni di maggio.
Secondo quanto scrive il quotidiano La Repubblica, quello potrebbe essere il giorno in cui in Italia torneranno ad essere celebrate le Messe. Di dovrà ancora raggiungere un accordo definitivo sulle modalità, ed è probabile che si penserà di farle svolgere all’aperto e nei luoghi in cui sarà possibile farlo, rispettando i criteri di sicurezza.
Sarà forse più difficile celebrare al chiuso, secondo le indiscrezioni del quotidiano, nonostante però questo dettaglio verrà meglio definito nei prossimi giorni o anche direttamente nelle prossime ore. Ma di sicuro bisognerà portare la mascherina. Stando a quanto emerge, è uno dei primi punti stabiliti di comune accordo dagli esperti e dai rappresentanti del governo insieme ai vescovi italiani.
A tutto ciò, il sostegno di Giuseppe Conte che fin dall’inizio ha cercato di intrattenere buoni rapporti con la Chiesa e con il Vaticano, recandosi anche in visita da Papa Francesco dopo lo scoppio dell’emergenza del coronavirus, ed essendosi lui personalmente formato alla scuola di Villa Nazareth, molto influente nei rapporti con la Santa Sede. Ma nella giornata di domenica sera è andato in onda uno scontro acceso e immediato tra i vescovi e il governo sul divieto di riapertura al popolo delle Messe.
Per cui Conte, con la risposta immediata del governo al comunicato della Cei, avrebbe deciso di fare un retrofront, decidendo che già dal 10 maggio si potrà tornare a celebrare l’Eucarestia. Pare che ancora si debba definire il tutto, e Palazzo Chigi spingerebbe per l’11, ovvero un lunedì, evitando la domenica. Mentre i vescovi chiedono la ripartenza in un giorno festivo, che possa testimoniare una rinascita anche dalle sofferenze del virus.
Buona parte del governo pare stia lavorando a questa riapertura. In primo piano, i giornali indicano il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che intrattiene rapporti diretti con il presidente della Cei Gualtierio Bassetti. Anche il ministro degli Esteri Di Maio si sarebbe attivato per entrare in contatto con Bassetti. Dal Presidente della Cei, poi, ci si rivolge direttamente a Papa Francesco. A loro il ministro Lamorgese avrebbe promesso il massimo impegno per andare oltre a questo “incidente”.
Lo stesso, si spiega, è accaduto con il Quirinale. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si sarebbe detto sorpreso e rattristato per come è evoluta l’intera vicenda. Così allora si è pensato al 10 maggio, visto che peraltro la domenica del 3 maggio non sarebbe ancora terminata la fase uno del lockdown.
Il primo testo inviato dalla Cei ai tecnici era tuttavia stato respinto principalmente per la ragione che l’età media dei fedeli è di solito particolarmente alta, e questo renderebbe rischiose i cosiddetti “assembramenti” che avverrebbero nelle Chiesa, e anche nel momento della consegna dell’Eucarestia in mano.
La richiesta dei vescovi è stata tuttavia quella di “una risposta in tempi brevi”. Che sia “anche un no, ma che dia almeno un orizzonte ai fedeli”, hanno spiegato. Visto che altre attività come parrucchieri, centri estetici, bar e ristoranti hanno una data, ma no le chiese.
“Il Comitato, nell’esprimere grande apprezzamento per il documento della Cei e pur essendo largamente riconosciuta e ampiamente sentita l’esigenza di culto, ritiene che la partecipazione dei fedeli alle funzioni religiose comporta allo stato attuale alcune criticità ineliminabili che includono lo spostamento di un numero rilevante di persone e i contatti ravvicinati durante l’Eucarestia“, sarebbe stata la prima risposta dei tecnici. Che ora vede un ripensamento da parte del governo.
Giovanni Bernardi
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