Il Coronavirus è tornato ad avanzare velocemente, e la situazione è sfuggita di mano a chi doveva controllare. Ora il rischio è che si torni a un nuovo lockdown.
“Il virus avanza velocemente, troppo deboli le misure adottate. Si va verso un lockdown”, è la denuncia partita da Nino Cartabellotta, fondatore di Gimbe, Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, secondo cui i numeri sono cresciuti molto più delle aspettative, e che per questo ci aspettano mesi duri e con provvedimenti che saranno molto probabilmente drastici.
Il medico ha infatti affermato che “è sfuggito al territorio il contenimento epidemiologico. E che “non essere riusciti a prevenire la risalita della curva epidemica quando avevamo un grande vantaggio sul virus oggi impone la necessità di misure di contenimento in grado di anticipare il virus”.
Per Cartabellotta queste misure hanno bisogno di essere pianificate “su modelli predittivi ad almeno 2-3 settimane”. “La “non strategia” di inseguire i numeri del giorno con uno stillicidio di Dpcm che, settimana dopo settimana, impongono la continua necessità di riorganizzarsi su vari fronti, spingerà inevitabilmente il Paese proprio verso quel nuovo lockdown che nessuno vuole e che non possiamo permetterci”, è la dura presa d’atto.
La situazione che emerge dai dati delle istituzioni dice infatti che il peggioramento è costante, e che “davanti a una curva del contagio che s’impenna ogni giorno di più e ospedali che si riempiono inesorabilmente“, il rischio di nuove strette cresce.
Ci sono regioni in cui, dopo i controlli, un soggetto su quattro risulta essere positivo. E le strutture ospedaliere non hanno di certo le tecnologie sufficienti per affrontare il contagio epidemico, che rimarrebbe incontrollato.
“Come in un déjà-vu nel giro di pochi giorni il Governo introduce ulteriori misure restrittive nel tentativo di frenare l’epidemia”, ha commentato amaramente il medico. Per il quale era forse meglio adottare misure più rigide ma solamente per singole zone interessate dal contagio. I numeri di oggi infatti riflettono contagi delle scorse settimane, perciò ogni intervento non può che arrivare in ritardo.
Così ora, con molta probabilità, a Natale ci saranno molti più contagi di quanto previsto. “La necessità di emanare due Dpcm in una settimana conferma che il contenimento della seconda ondata viene affidato alla valutazione dei numeri del giorno con la progressiva introduzione di misure troppo deboli per piegare una curva dei contagi in vertiginosa ascesa”, attesta Cartabellotta.
Le misure messe in campo sarebbero perciò quasi inutili, “un pannicello caldo”, dice il medico, che non potrà arginare la curva. E cosa succederà tra un mese è imprevedibile.
Giovanni Bernardi
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