Dietro l’emergenza del coronavirus, cresce purtroppo la difficoltà sociale. Aumenta infatti la disoccupazione, e cresce il ricorso all’usura.
L’allarme della Caritas, che emerge dalla rilevazione nazionale condotta dal 3 al 23 giugno, è netto. A preoccupare ci sono anche i dati legati all’aumento delle violenze domestiche e alla corsa al gioco d’azzardo e alle scommesse.
I numeri fanno riferimenti a 169 Caritas diocesane, che corrispondono al 77,5 per cento del totale. Attualmente, quasi tutte le Caritas segnalano un netto aumento di problemi relativi alla perdita di lavoro o delle fonti di reddito. Di preciso, sono il 95,9 a lanciare questo allarme.
Oltre la metà delle Caritas denuncia invece, nello specifico, difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio di cure e assistenza sanitaria.
Principalmente sono infatti disoccupati in cerca di nuova occupazione che si sono rivolti in queste settimane alle Caritas. Tra questi, persone che hanno un impiego irregolare che però si è fermato a causa della pandemia. Oppure precari o saltuari che non sono rilevati dai circuiti degli ammortizzatori sociali.
Infine, lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga, oppure lavoratori autonomi e stagionali ancora in attesa del misero bonus di 600 o 800 euro. Oltre a questi, ci sono pensionati, casalinghe, inoccupati in cerca di prima occupazione.
Il report della Caritas è perciò drammatica e segnala un largo e preoccupante disagio sociale. Spesso originato da eccessi burocratici, dalle difficoltà non riconosciute delle persone in situazione di disabilità o di handicap, dalla mancanza di alloggio ad esempio per i senza fissa dimora.
Oppure anche dalle violenze o dai maltrattamenti in famiglia, purtroppo in aumento in queste dure settimane. Senza contare poi la terribile piaga del gioco d’azzardo o delle scommesse, che fa perdere anche i pochi soldi che si hanno a disposizione. E, in ultimo caso, dalla difficoltà a visitare e mantenere un contatto con parenti in carcere.
Un periodo duro dal punto di vista sociale e sanitario. Basti pensare che sono stati anche gli uomini e le donne delle Caritas diocesane, costantemente in prima linea per aiutare i più deboli ed emarginati, a pagare un caro prezzo. 179 operatori e volontari infatti sono stati contagiati dal coronavirus. Tra questi, 95 sono stati ricoverati e 20 sono deceduti.
Nonostante questa difficoltà, sono stati migliaia i volontari che non hanno tirato indietro la mano durante questo periodo di enormi difficoltà. Molti di questo sono stati giovani, che hanno prestato servizio al posto del volontari anziani maggiormente esposti al rischio di contagio. Preghiamo il Signore perché non i suoi figli non vengano lasciati soli, e affinché l’opera di solidarietà cristiana possa fiorire per la serenità e la pace in questa terra.
Giovanni Bernardi
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