Durante la Messa di Pasqua celebrata nella Basilica di San Pietro Papa Francesco ha deciso di non pronunciare l’omelia e il rito del Resurrexit.
Due omissioni decise per ricordare in maniera silenziosa le difficoltà del coronavirus, adeguandovi la celebrazione della festa cristiana più importante dell’anno. Un gesto molto forte di vicinanza e solidarietà con i tanti malati e le vittime della pandemia.
Messa senza Resurrexit, un segno molto forte
Il rito del Resurrexit ricorda infatti lo stupore dell’apostolo Pietro che vede il sepolcro vuoto, insieme alla presa d’atto degli Apostoli che il Signore era davvero risorto. All’omelia invece è stato sostituito un momento di silenzio, rendendo la celebrazione quasi penitenziale. D’altronde bastava vedere lo sguardo e sentire la voce di Francesco, entrambi sofferenti, toccati dal male che stiamo vivendo e il Pontefice ha portato profondamente con sé in queste giornate di Pasqua.
Il rito ha infatti origini antiche, anche se è stato reintrodotto solamente nell’anno 2000 da San Giovanni Paolo II. Nel medioevo infatti la messa pasquale aveva un preludio solenne nella cappella di San Lorenzo al Laterano, oggi santuario della Scala Santa. Cioè il Sancta Sanctorum, uno dei luoghi più sacri di Roma, dove insieme alla croce è posta l’immagine Acheropita (“non fatto da mano umana”) del Cristo a grandezza naturale.
La storia del rito del Resurrexit
Nel dodicesimo secolo l’annuncio della Resurrezione veniva fatto dal Papa proprio davanti a questa immagine, per poi sportarsi Santa Maria Maggiore per la messa solenne. Poi il Resurrexit decadde con il passaggio della sede ad Avignone, e una volta tornati a Roma la stazione di Pasqua divenne la basilica di San Pietro. Fino all’anno 2000, in cui Wojtyła la riportò in auge.
Nel rituale, nella cappella di San Lorenzo al Laterano il Papa ha baciato i piedi dell’immagine di Gesù risorto. E ha detto tre volte “Surrexit Dominus de sepulchro”, a cui gli altri hanno risposto “Qui pro nobis pependit in ligno, Alleluia”. Le immagini poi, durante il silenzio dell’omelia, erano già eloquenti, e in esse vi era contenuta ogni omelia possibile. Il silenzio ha fatto da padrone parlando più di ogni altra parola.
L’appello del Papa
Prima della benedizione Urbi et Orbi Papa Francesco ha lanciato un forte appello al pianeta. “Questo non è il tempo dell’indifferenza, dell’egoismo, della divisione, della dimenticanza”. Il Papa ha poi parlato degli eroi semplici, i santi della porta accanto che vediamo all’opera in questi giorni di coronavirus.
“La sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone”. Con “uno speciale pensiero all’Europa“, ricordando che “dopo la Seconda guerra mondiale, questo amato continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato”.
La benedizione sopra la tomba di Pietro
Oggi “è quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda. Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero”, ha detto il Papa.
Anche la Benedizione pasquale è stata diversa dalle altre, impartita non dal balcone centrale della Basilica di San Pietro, o dal Sagrato, come nella sera del 27 marzo, quindi non affacciandosi sulla piazza. Ma dall’Altare della Confessione all’interno della Basilica, esattamente sopra la tomba di San Pietro, da cui è stata data anche l’indulgenza plenaria.
Più precisamente dai cancelli della Confessione piuttosto che dall’altare, come se avesse voluto accorciare la distanza dalle scale che scendono nelle Grotte vaticane fino alla tomba di Pietro. Per questo l’iconografia di questa Pasqua vede Papa Francesco da solo, confessare la fede in Cristo sopra la tomba di Pietro. Di cui Francesco come ogni pontefice è successore.
Giovanni Bernardi
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