Il caso del Portogallo resta per molti un mistero. Ci si chiede: perché non c’è stata l’emergenza come altrove?
La risposta è che il governo portoghese si è mosso in maniera tempestiva riuscendo ad arginare il contagio. Il governo di Lisbona infatti ha approfittato del vantaggio temporale dell’arrivo del virus nel proprio paese, facendo tesoro delle lezioni che arrivavano dalle zone colpite per prime, come la Cina, la Corea o l’Italia. In questo modo, la chiusura anticipata delle proprie attività ha fatto in modo che il virus non si è espandesse, facendo funzionare al meglio il proprio sistema nazionale.
Il caso virtuoso del Portogallo contro il coronavirus
Colpisce infatti che alla frontiera con il Portogallo c’è la Spagna, uno dei paesi al contrario più colpiti in assoluto. Al momento, nell’altra metà dell’isola iberica, sono registrati quasi duecentomila casi e oltre ventimila vittime. Poco distante, il Portogallo, ad oggi considerato come un modello per le modalità con le quali il virus è stato affrontato e per come se ne è confinata la diffusione.
Il Portogallo ha poco più di dieci milioni di abitanti, ma un’alta percentuale di questi sono anziani, con il 22 per cento sopra il 65 anni. Ci sono poi molti stranieri, anche per via delle politiche fiscali favorevoli per quanto riguarda le pensioni. Ma di fronte a questo dato che avrebbe fatto pensare a un paese fortemente a rischio, il numero degli infetti è piuttosto limitato, superando di poco i 20 mila. E anche i decessi, che al momento si attestano a 714. Per questo il governo portoghese sta pensando a una graduale e prudente riapertura delle attività in queste settimane, ipoteticamente anche con il confinamento in corso.
Come il Portogallo ha combattuto il coronavirus
La regione più colpita è quella di Porto. Lì si sono verificati il 60 per cento dei contagi e il 57 per cento delle vittime da coronavirus. Ma il primo caso nel paese è arrivato in ritardo rispetto al resto dell’Europa, solamente i primi di marzo. In questo modo il governo guidato dal socialista Antonio Costa ha avuto la calma e il tempo per organizzare un piano con il quale fronteggiare il virus.
Lo ha spiegato anche il segretario di Stato Antonio Sales, responsabile della salute, al quotidiano inglese The Guardian. Nell’intervista, Sales ha spiegato che già nei primi giorni il paese si “era preparato allo scenario peggiore”. Tra le misure adottate, la chiusura delle scuola fin da metà marzo, quando i casi registrati erano appena 112 e non c’era ancora stata nessuna vittima.
Chiusura anticipata e investimenti in sanità
Soltanto dopo sei giorni è stata dichiarata la chiusura totale dell’attività, quasi in contemporanea con il governo spagnolo che invece stava già registrando un alto tasso di contagi e vittime e stava cominciando a sprofondare nell’emergenza. Sempre nei primi giorni, il governo portoghese ha dato il via a un aumento considerevole dei test di laboratorio. Dall’inizio del mese di aprile si parla di circa 10 mila test al giorno.
Lo stesso per i posti letto nei reparti di terapia intensiva, per i quali si è subito lavorato per ampliarne il numero nonostante negli ospedali non ci fosse ancora una vera e propria pressione emergenziale. Tuttavia, quello che si spiega è che questo tipo di politiche sono state possibili anche per via degli investimenti in sanità che sono stati fatti negli anni precedenti.
Politiche per una sanità pubblica
L’obiettivo del governo era infatti quello di tornare a una sanità pubblica in linea con quella che si viveva negli anni precedenti alla crisi e all’austerità che ne è conseguenza, ricaduta fortemente sui servizi pubblici di molti paesi europei.
Per questo, a partire dal 2016 il personale sanitario ha registrato un incremento pari al 13 per cento, per via delle 15 mila assunzioni, di cui 3.700 medici e 6.600 infermieri. In quello stesso periodo, gli investimenti complessivi che il Portogallo ha fatto nella sanità hanno registrato un aumento del 18 per cento.
Giovanni Bernardi
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