Durante il picco dell’emergenza Coronavirus si è parlato di infermieri e medici come di eroi in prima linea, per lasciarli subito dopo nella totale indifferenza.
Lo sfogo di una ragazza su Facebook, divenuto virale, mette in luce una realtà piuttosto triste, che mostra l’ipocrisia di quanti si espongono sui problemi di tutti solamente nei momenti in cui fanno “tendenza”. Interessandosene ben poco non appena passato l’emergenza, e con essa, anche le luci dei riflettori.
Oggi, infatti, e nelle scorse settimane in particolare, guardando al lavoro di infermieri e operatori sanitari contro il Coronavirus pare che non ci sarebbero più eroi da applaudire ma figure quasi “scomode”, che è meglio non ascoltare per non generare messaggi sbagliati. Eppure gli stessi operatori sanitari sono ogni giorno in prima linea negli ospedali di fronte ai problemi da affrontare, legati a contagi e nuovi ricoveri.
La ragazza si chiama Caterina Plantamura, ed è una giovane infermiera di Bergamo. Nel suo post ci sono condensate le parole e i sentimenti di chi si trova al centro di questo enorme controsenso fatto di ambiguità, vanità e irresponsabilità. “In questi giorni sto leggendo molti post offensivi verso la nostra professione e leggo anche di tanta ignoranza a proposito dell’argomento Covid”, scrive la giovane.
“Sono consapevole di essere in un Paese democratico, dove ognuno è libero di esprimere un’opinione ma leggere di persone che offendono me e i miei colleghi dicendo che avremmo potuto non scegliere questa professione poiché ci lamentiamo di camici termici da sauna o di mascherine che decubitano sui nostri nasi, mi rende triste e addolorata”, prosegue il post.
“Passare da eroi a (…) di turno è un attimo, passare da #andratuttobene e da applausi sui balconi è un attimo, passare da regali e false adulazioni“, commenta la giovane, “è un attimo. Cosa pretendiamo da una società che accusa l’immigrato di essere untore e poi va a ballare tra più di 100 persone in locali chiusi o all’aperto, senza mascherine, senza distanze. Vogliamo dire che “so ragazzi”!?”.
La ragazza, che ogni giorno si alza per andare in ospedale e combattere la pandemia, di fronte alle esternazioni che riceve in particolare in rete si sente scoraggiata, avvilita, affranta. Non ci sta, e sembra avere persino perso le motivazioni per andare avanti. “Diciamolo pure ma io alla prossima ondata (che speriamo non ci sia) mi rifiuto di lavorare per questa società, mi rifiuto di trasportare morti dal letto alle barelle e di correre come una forsennata tra un paziente con grandi difficoltà respiratorie e un altro che piange perché capisce che la fine è imminente“, scrive nel suo post carico di delusione.
“Il problema è che voi non avete visto i 3/4/8/10 morti per turno, non avete visto padri di famiglia venire ricoverati con i loro oggetti personali che poi sono stati bruciati con le loro salme. Non avete sentito figli, padri, madri al telefono piangere perché in un mese avevano perso più d’un familiare senza poter dire loro addio. Non avete visto la difficoltà dei medici nel dare notizie di morte né la fatica di noi infermieri e OSS che vivevamo con la paura e la rabbia giorno dopo giorno e facevamo fatica a prendere sonno la notte”.
Insomma, scrive la giovane: “Voi non avete vissuto nulla di tutto ciò, sapete solo giudicare e dire ‘vi siete scelti voi questo mestiere”. “Io sono un’infermiera e l’ho scelto io ma voi, perché scegliete di giudicare? Perché offendete? Perché siete ipocriti?“, domanda.
Giovanni Bernardi
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