Le immagini di Papa Francesco che cammina in una piazza San Pietro deserta per pregare il Crocifisso di San Marcello al Corso contro la pandemia del coronavirus resteranno indelebili nel cuore e nella mente dei fedeli di tutto il mondo.
Forse però, potrebbe non essere solo l’emozione di quel momento a lasciare un segno. Sono infatti i numeri a suggerirci qualcosa di fortemente straordinario. Guardando infatti all’andamento dell’epidemia del coronavirus in Italia, e la preghiera di Papa Francesco del 27 marzo, si trova una corrispondenza a dir poco sorprendente.
La data della preghiera del Pontefice, seguita soltanto nelle tv italiane da 17 milioni di persone, corrisponde plasticamente al picco dei contagi e all’inizio della discesa dei decessi dovuti al coronavirus. Che possa esserci perciò stato nuovamente un miracolo, una relazione scientificamente inspiegabile tra “Cristo miracoloso” che fermò l’epidemia nel 1522 e la caduta dei contagi della pandemia del 2020?
La questione è stata notata e diffusa dal quotidiano online Aci Prensa, dopo che un prete dell’arcidiocesi di Milwaukee, negli Stati Uniti, ha mostrato a tutti la corrispondenza incredibilmente esatta. Analizzando il bilancio delle vittime di coronavirus in Italia, infatti, il sacerdote si è accorto che il 27 marzo, la data della preghiera del Papa in Piazza San Pietro, è anche la data del momento in cui i contagi hanno iniziato a discendere, come mostra palesemente il grafico.
In quel giorno il Papa, presiedendo di fronte a una piazza San Pietro deserta un momento straordinario di preghiera alla presenza del “Cristo Miracoloso“, impartì la benedizione di Urbi et Orbi e pregò davanti all’immagine del Signore crocifisso, a cui viene attribuita la fine dell’epidemia del 1522.
Quella stessa data del 27 marzo corrisponde al giorno in cui in Italia ci fu il maggior numero di vittime, 919. Un numero che stava salendo inesorabilmente fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Dopodiché, la sera c’è stata la preghiera, e i numeri dei decessi per contagio hanno cominciato inesorabilmente a scendere, per arrivare fino ad oggi.
In questi giorni infatti in Italia sono infatti state revocate le misure restrittive, e anche le Messe con il popolo sono state rese di nuovo possibili, con tutte le raccomandazioni sanitarie richieste e dovute.
Prima di quel giorno straordinario di preghiera, inoltre, il Papa aveva pregato anche davanti all’immagine mariana della Salus Populi Romani. Mentre in quella piazza San Pietro deserta Francesco ha riflettuto sul passaggio del Vangelo in cui Cristo calma la tempesta sul Mare di Galilea.
“Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili, disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”, disse il Papa in quell’occasione.
“Su questa barca ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: ‘Siamo perduti’, così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.
Il Papa ha pregato in quel momento per “le persone comuni, solitamente dimenticate, che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia: medici, infermiere e infermieri, addetti dei supermercati, addetti alle pulizie, badanti, trasportatori, forze dell’ordine, volontari, sacerdoti, religiose e tanti ma tanti altri che hanno compreso che nessuno si salva da solo”.
E anche per “i politici e gli amministratori, che portano il peso delle scelte”. Poi per “gli ammalati e i moribondi, oppressi dalla solitudine”, “i medici e gli operatori sanitari, stremati dalla fatica”. Infine, il Papa ha invocato Dio per “l’umanità, atterrita dalla paura e dall’angoscia”.
I discepoli nel mare in tempesta “pensano che Gesù si disinteressi di loro, che non si curi di loro”, spiegò Francesco, riportando a quanto accade anche oggi. “Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: ‘Non t’importa di me?’. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi”. Ma Gesù, “una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati”, ha spiegato.
Lo stesso è accaduto in Piazza San Pietro. “La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità”, ha detto il Papa.
Con la pandemia è cioè “caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ego sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”.
“Signore la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto”, affermò il Papa. “Mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: ‘Svegliati Signore! Salvaci dalla tempesta!’”. “È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri”.
Un momento che ci ha ricordato la forza miracolosa della preghiera nello sconfiggere il male. “La preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti”, ha affermato in conclusione Francesco. Dopo queste parole, il Papa si è recato all’ingresso della Basilica di San Pietro per celebrare l’adorazione del Santissimo Sacramento, in silenzio per diversi minuti, accompagnato da alcuni funzionari vaticani.
“Questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli portail sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai. Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare”.
Giovanni Bernardi
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