Continuano i passi positivi nella lotta contro il coronavirus. È stato prodotto il test sierologico che permetterà di affrontare la fase due, quella della ripartenza.
Lo ha rivelato al programma Rai Che tempo che fa il medico italiano Guido Silvestri. Virologo di Senigallia, nelle Marche, ma che lavora negli Stati Uniti, alla Emory University di Atlanta. Con i suoi colleghi, il virologo da tempo sta lavorando contro il coronavirus. Attualmente, ha spiegato il medico, è in corso di sperimentazione anche un farmaco per lottare contro il virus.
Grazie all’utilizzo dei test sierologici infatti, si potrà comprendere chi è entrato in contatto con la malattia pur essendo asintomatico. Individuando nel paziente gli anticorpi che eventualmente il sistema immunitario potrebbe avere sviluppato in risposta al virus, in caso di contagio inconsapevole. Nel momento della ripartenza, avere questi dati permetterebbe una sicurezza molto maggiore rispetto alla circolazione del virus. Isolandone quelli che potrebbero essere una sorta di “portatori sani”.
“Come promesso, annunciamo ufficialmente il nuovo test sierologico contro COVID-19 che abbiamo sviluppato alla Emory University in tempi davvero molto rapidi e grazie alla collaborazione tra l’Emory Vaccine Center (EVC) ed Department of Pathology and Laboratory Medicine (quello che io dirigo dal 2018)”, ha infatti annunciato Silvestri.
Spiegando anche che particolare merito di questa scoperta va a due colleghi dell’università americana. “Il primo è Jens Wrammert, membro dell’Emory Vaccine Center. Mentre il secondo è il mio “braccio destro” John Roback, Executive, Vice-Chair for Clinical Operations nel mio dipartimento, dove serve anche come Direttore del Servizio Trasfusionale”.
Silvestri ha poi spiegato che il test prodotto nei loro laboratori, dal nome ELISA ha una sensitività attorno al 98% ed una specificità non inferiore al 95%. “Il che non è affatto male”.
Silvestri ha però anche specifico che “ovviamente il test misura la presenza di anticorpi diretti contro SARS-CoV-2. Ma di per sé non stabilisce formalmente che il soggetto con anticorpi è immune dal virus“.
Giovanni Bernardi
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