Con il lockdown per il Coronavirus non si può andare a Messa, ma i Vescovi argentini hanno avanzato una proposta per accelerare il ritorno in chiesa.
Si tratta di una serie di misure precauzionali che permetterebbero la celebrazione di funzioni rivolte a pochi fedeli per volta.
In una lettera pubblicata da Monsignor Victor Manuel Fernández, Arcivescovo di La Plata, si legge la volontà della Conferenza Episcopale Argentina di stare accanto ai propri fedeli in questo momento di estrema difficoltà. L’Arcivescovo è conscio che celebrare la messa in questo periodo esporrebbe ad un rischio enorme i fedeli, ma è anche conscio di quanto proprio la difficoltà che stanno vivendo vada affrontata con una guida spirituale: “Ma quando pensiamo di sostenere la vita interiore dei fedeli e di incoraggiarne la crescita, ci troviamo con la seria difficoltà di vederli privati dell’Eucaristia per lungo tempo, prevedendo anche che questa situazione potrebbe durare per diversi mesi”.
Pertanto la Conferenza Episcopale Argentina avanza una proposta per permettere ai fedeli di tornare a Messa il prima possibile, senza tuttavia esporli ad un pericolo di salute: “Sappiamo che esporsi al contagio è irresponsabile, soprattutto perché implica esporre gli altri al contagio e indirettamente può favorire una situazione di crisi sanitaria che non vogliamo vedere nel nostro paese. Ma c’è un modo di celebrare la Messa che minimizza i rischi e la rende meno pericolosa delle code che vediamo nelle banche e altrove, situazioni coperte dalle normative vigenti”.
Nella lettera Monsignor Fernàndez spiega che la proposta vuole unire l’esigenza dei fedeli di stare a contato con l’Eucarestia con la priorità di non correre rischi di salute. Pertanto si tratta di una proposta ponderata e frutto di riflessione di vari vescovi. Per rientrare dunque tra le attività che riprenderebbero in una “fase 2”, i vescovi argentini metterebbero in atto una serie di precauzioni che sarebbero in linea con le raccomandazioni previste per le aziende e i negozi. Vediamole quali sono:
– che ci sia una distanza di due metri tra le persone, sia ai lati che dietro e avanti. Ciò richiederà la rimozione o l’annullamento della metà dei banchi
– che non vi siano più di due persone per banca
– che una volta riempiti i banchi in questo modo, l’ingresso di più persone non sia accettato.
– che nelle chiese dove di solito c’è un maggior afflusso di persone si moltiplichi il numero delle masse, in modo che i fedeli siano distribuiti tra sabato e domenica in momenti diversi. Data la capillarità e la vicinanza delle chiese, ciò non influirà sul trasporto.
– che la Messa non sia celebrata con i fedeli nei santuari più visitati a causa della difficoltà di stabilire un tale controllo. In questi casi, solo gli agenti pastorali che servono nella comunità possono essere invitati a porte chiuse.
– alla Messa non vi sia alcuna fila per ricevere la Comunione, ma che i ministri si avvicinano alle persone situate alle estremità delle panchine e mettano l’Eucaristia nel palmo delle mani.
– ogni ministro che si avvicina alla comunione si lavi le mani prima e dopo con sapone e metta del gel alcolico.
– il saluto della pace e tutti i contatti fisici siano omessi
– le messe durino non più di 40 minuti.
– l’uscita dal tempio è progressiva e che si evitano i saluti.
– le intenzioni per la messa siano ricevute in precedenza solo per telefono, posta o messaggi.
– che coloro che a causa della loro età non sono in grado di partecipare possano ricevere la comunione nelle loro case.
– che la dispensa del precetto della domenica sia temporaneamente mantenuta, in modo che le persone che preferiscono le cure estreme non si sentano obbligate a partecipare.
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Luca Scapatello
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