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Chiara: non si è fatta bloccare dal Coronavirus

Si chiama “resilienza” la capacità di reagire positivamente ad eventi nefasti; di trovare una via di uscita, nonostante tutto.

(photo Pixabay)

Chiara Cividini di 41 anni,  originaria della Val Seriana (Bergamo), l’ha attivata per realizzare il suo sogno, anche in tempo di Coronavirus.

Lei è laureata in Legge, ma aveva deciso -già prima del blocco totale delle attività- di aprire un suo negozio di sartoria. Aveva un sogno da realizzare che poteva sfuggirle di mano, in seguito all’elevato numero di contagi nella sua Regione e alla tragica situazione che si stava prospettando.  Invece, Chiara non ha desistito: “Mio fratello mi diceva: “Fa la brava, vai a lavorare sul serio”,  invece io ho trovato il posto che fa per me. L’ho scelto perché c’è una bella luce, ho cominciato a sistemarlo. Ho messo il parquet, mi sono ingegnata un po’ e mi sentivo felice”.

Coronavirus: Chiara e il suo sogno

Dopo la fine del precedente lavoro in un’azienda, ha, dunque, ripreso a disegnare i modelli che avrebbe voluto realizzare. “Ho fatto diversi corsi, uno da una signora tedesca a Bergamo, uno di corsetteria a Bologna e una scuola serale per un anno. Intanto, ho cominciato a risparmiare: poche uscite, pochi sfizi, lasciavo tutto per le esigenze dei miei figli di 15 e 17 anni.

Mi sono fatta una specie di laboratorio in mansarda, ho aperto la Partita Iva e le richieste sono diventate sempre di più”. Ora Chiara ha un laboratorio: “Sono venute un paio di signore per abiti su misura e qualche lavoro che avevo in ballo prima sta riprendendo.  Cerco di offrire un prodotto di qualità, con tessuti naturali che sono più belli e si stropicciano meno.

(photo Pixabay)

La cosa più importante è che sono davvero carica. Vedo ancora che i vicini del negozio mi guardano come una fuori di testa, pensando forse che chiuderà tra poco. Ma è il mio sogno e non lo mollo”. “Nessun festeggiamento, come si fa in un momento così? Qui è morta davvero troppa gente! Non ho perdite tra i parenti diretti, ma sono morti amici dei miei genitori (…). Magari, a Settembre, se le cose andranno bene, faremo un brindisi tra pochi”.

 

Antonella Sanicanti

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