Il governatore del Veneto Zaia ha spiegato che in parte la riapertura delle aziende dopo il coronavirus c’è già. Quello che serve è che il governo garantisca a tutti la sicurezza con i dispositivi di protezione adeguati.
Ovvero la certezza di non correre rischi per la propria salute. Guanti, mascherine, abbigliamento sanitario protettivo integrale, dalla testa ai piedi. La sicurezza sul lavoro è un diritto costituzionale dei lavoratori. E rispetto a tutti i problemi che si presenterebbero con le fabbriche chiuse, quello di garantire la messa in sicurezza dei posti di lavoro e dei lavoratori non sembrerebbe un grave compromesso. Anzi, pare un’ipotesi del tutto fattibile.
“Il lockdown quando finisce? Smettiamola con questa ipocrisia. Il lockdown almeno in Veneto non esiste più, perché di fatto già oggi il 60% delle aziende sta lavorando”, ha infatti affermato il presidente del Veneto Luca Zaia in conferenza stampa.
Ma le decisioni vanno prese in accordo con gli scienziati, visto anche che in Veneto la crisi sanitaria reale è tutt’altro che finita, e il governo pare abbia scelto la linea della massima cautela. Di certo ormai si sa che l’Italia rimarrà chiusa almeno fino al 3 maggio. Si aspetta solamente il rinnovo del provvedimento, che il Ministero della Salute sta scrivendo in queste ore, e che probabilmente uscirà prima di Pasqua.
In questo, si prevede quindi il rinnovo per venti giorni delle misure di contenimento e le limitazioni degli spostamenti per altri 20 giorni, con aperture per alcune attività produttive ben mirate. Rafforzando inoltre i controlli per Pasqua, specialmente per quanto riguarda gli spostamenti verso le seconde case, come richiesto dal Ministero dell’Interno.
Oggi ci sono ancora 13mila positivi, 1500 ricoverati di cui 270 in terapia intensiva, oltre ai 750 morti. Ma gli appelli di Confindustria per la riapertura delle fabbriche, al fine di evitare che la recessione economica si cronicizzi e diventi “depressione”, continuano, nonostante il governo stia scegliendo un’altra strada.
Non si è in condizione di riaprire le fabbriche, ha spiegato Conte, “perché rischieremmo di far risalire la curva dei contagi e di vanificare i risultati ottenuti”. Il punto però, ha risposto il governatore del Veneto Zaia, è che “bisogna prendere atto che già oggi molte aziende stanno lavorando.E allora dobbiamo mettere in sicurezza i lavoratori, per questo le aziende devono poter disporre dei dispositivi di sicurezza, mascherine e guanti”.
Quindi, come i medici negli ospedali e gli infermieri, gli operatori sanitari e della croce rossa, dispongono di dispositivi di massima sicurezza, questi potrebbero essere forniti anche ai lavoratori delle fabbriche. E renderne obbligatorio l’uso. Più difficile, ma non impossibile, il discorso per chi lavora a contatto nel pubblico, dove si dovrebbero cercare di adeguare gli uffici, gli studi o i ristoranti nella maniera che non creino rischi legati al contagio.
Zaia ha anche attaccato durante la posizione degli stati europei sul coronavirus. “In Europa il dibattito è imbarazzante, vergognoso. L’Europa è latitante e spero che il governo non si accontenti di aver approvato il ‘Dl liquidità’, e vada a bussare decisamente in Europa che deve fare qualcosa, con l’emissione di titoli per l’emergenza o altri strumenti, ma non può far finta di nulla”.
Poi è stato annunciato un gesto importante di solidarietà dal dal Qatar. “Ci è stato donato un ospedale da campo top del mercato, 22 ingegneri sono già arrivati per sovraintendere al montaggio”, ha affermato.
“È una struttura che coprirà un’area di oltre 5000 metri quadrati con 500 posti letto, un ospedale da campo fornito di tutto, dai cablaggi, ai letti, oltre al primo montaggio, vogliamo metterlo vicino a un ospedale, in ottica Covid”.
Giovanni Bernardi
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