Il coronavirus sta finalmente perdendo forza, almeno nel nostro Paese, e si comincia a pensare a un ipotetico “ritorno alla normalità”. Cosa si intende?
“Non esiste un ritorno alla normalità, la nuova normalità dovrà essere costruita sulle rovine delle nostre vecchie esistenze, o ci troveremo immersi in un nuovo barbarismo i cui segnali sono già chiaramente intuibili adesso”, scrive il filosofo sloveno Slavoj Zizek in un testo pubblicato dall’Osservatore romano, il quotidiano della Santa Sede. In cui dice: “Una sospensione della socialità è qualche volta il solo accesso all’alterità”.
Il coronavirus ha amplificato le tendenza della nostra società
Secondo il filosofo il coronavirus in questi mesi non ha fatto altro che amplificare tendenze negative o anche positive della nostra società. Zizek è un pensatore istrionico che riesce a definirsi allo stesso tempo ateo, cristiano e comunista. “L’attuale diffusione dell’epidemia di coronavirus ha portato ad un’altrettanto vasta epidemia di virus ideologici che erano dormienti nella nostra società: fake news, teorie cospiratorie paranoiche, esplosioni di razzismo”, spiega.
Dal punto di vista degli effetti positivi, però, il virus ha mostrato molta solidarietà. Una capacità degli uomini mai persa di rimboccarsi le maniche e darsi da fare per alleviare le sofferenze reciproche, che aumentano esponenzialmente in un momento di crisi come quello di una pandemia.
Il bisogno di relazioni piene, con il prossimo e con Dio
“La crisi attuale dimostra chiaramente come la solidarietà e la cooperazione globali sono nell’interesse della sopravvivenza di tutti e di ciascuno di noi, come esse siano la sola scelta razionale ed egoistica da fare”, spiega il filosofo. “Una sospensione della socialità è qualche volta il solo accesso all’alterità, un modo per sentire vicine tutte le persone isolate sulla Terra”, continua.
Spiegando poi che “questa è un’idea profondamente cristiana: quando mi sento solo, abbandonato da Dio, in quel momento sono come Cristo sulla croce, in piena solidarietà con lui”. Come infatti Gesù disse a Maria Maddalena di non toccarlo, dice Zizek, nel coronavirus le persone sono state chiamate a non toccarsi a vicenda.
La richiesta di “non toccare” gli altri
“Oggi, comunque, in mezzo alla pandemia da coronavirus, siamo tutti bombardati appunto dalle richieste di non toccare gli altri, anzi di isolarci per mantenere una giusta distanza corporea. Cosa significa questa ingiunzione, “Non toccarmi”, in una situazione simile? Le mani non possono raggiungere l’altra persona; è solo dall’interno che possiamo approcciarci all’altro.
E la finestra di questo “dentro” sono i nostri occhi. Questi giorni, quando incontriamo qualcuno a noi vicino (ma anche un estraneo) e manteniamo una giusta distanza, uno sguardo profondo negli occhi dell’altro può dischiudere molto più di un approccio fisico intimo”.
Nessun virus può privarci degli occhi del prossimo
Il punto finale però è che “nessun coronavirus può privarci di tutto questo. Per tale motivo abbiamo la speranza che il distanziamento corporeo rafforzerà l’intensità del nostro legame con gli altri. È proprio adesso, nel momento in cui devo evitare molti di coloro che mi sono cari, che sperimento pienamente la loro presenza e la loro importanza per me”.
La domanda però che ci si fa più spesso, dopo questo periodo, riguarda la lezione che porterà il coronavirus a ciascuno di noi. Riusciremo a imparare qualcosa? “La sola cosa chiara è il fatto che il virus manderà in frantumi le nostre esistenze fin dalle loro fondamenta. Causando non solo un’immensa quantità di dolore ma anche un caos economico peggiore persino della grande depressione”, è la dura e disillusa risposta del filosofo.
L’epidemia non è un accidente ma una conseguenza
Questo perché “non è abbastanza affrontare l’epidemia come un accidente sfortunato, far fronte alle sue svariate conseguenze e ritornare ai modi tranquilli con cui un tempo facevamo le cose. Magari con qualche aggiustamento nel nostro settore sanitario. Dobbiamo sollevare la domanda-chiave: cosa è andato storto nel nostro sistema al punto che siamo stati colti impreparati da una catastrofe sebbene gli scienziati ci abbiano da anni avvertiti della sua possibilità?”.
Il punto è legato al bisogno di osservarci intorno per renderci conto dei tanti errori, ingiustizie e carenze. Che hanno caratterizzato molteplici aspetti dello sviluppo delle società moderne, fino ad oggi. Per ripensarli completamente in un’ottica che metta l’uomo al centro e la sua possibilità di vivere liberamente secondo la Parola di Dio e la strada che Lui ci ha indicato.
Ripensare la società dopo il coronavirus
Ad esempio, spiega il filosofo, “i parchi divertimenti si stanno trasformando in città fantasma: perfetto, non posso immaginare un luogo stupido e più noioso di Disneyland”. Oppure, “la produzione di automobili è seriamente colpita: bene, questo ci costringerà a pensare ad alternative alla nostra ossessione di veicoli individuali. La lista potrebbe continuare“.
E poi altri due temi fondamentali, come il rispetto della persona umana, della vita fin dal suo concepimento, dei migranti, degli anziani, del bisogno ineludibile di avere una relazione piena e intima con il Signore. A tutti questi temi dovremo necessariamente dare una risposta, alle prese con il ritorno alla “normalità” dopo il coronavirus. Che. abbiamo capito, non era poi così tale.
Giovanni Bernardi
fonte: lastampa.it
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