In questi giorni sono messe sotto accuse tante Residenze sanitarie assistenziali, specialmente in Lombardia, e la stessa Regione, con l’accusa di avere procurato la morte di numerosi anziani per negligenze legate al coronavirus.
Il ministero della Salute ha inviato degli ispettori per accertare i fatti ed eventuali responsabilità, ad esempio nel conosciuto polo geriatrico milanese “Pio Albergo Trivulzio”. Questo sarebbe infatti oggetto di un’inchiesta della procura, con l’accusa di avere nascosto dei casi di contagio da coronvirus e messo in pericolo gli ospiti della struttura e gli operatori sanitari.
Rsa, l’accusa di reati di omicidio colposo
Il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano ha infatti spiegato che si “sta lavorando alle varie segnalazioni” e che si contestano “reati di diffusione colposa di epidemie e omicidio colposo”.
Dati riportati non ufficiali parlano di anziani che continuano a morire anche in questi giorni. “Soltanto ieri al Pio Albergo Trivulzio di Milano sono morti altri 12 anziani”, afferma la sindacalista della Cisl Rossella Delcuratolo, asserendo che nella stessa struttura da marzo in poi sarebbero morte “circa 110 persone”.
Cosa è successo in Lombardia nelle Rsa
Ripercorriamo i fatti. Dopo la chiusura dell’8 marzo, la Lombardia stabilisce che le Rsa devono curare i pazienti affetti da coronavirus e che potranno anche accogliere quelli dimessi dagli ospedali rimasti senza posti disponibili. La stessa notte, 19 pazienti arrivano al Pio Albergo Trivulzio dell’ospedale di Sesto.
Ma queste non hanno la possibilità di effettuare tamponi di controllo. Le strutture mediche di cui dispongono non sono adeguati, e anche farmaci come il Plaquenil sono sempre più difficili da trovare. Per cui i rischi legati alla diffusione del contagio sono alti, e le precauzioni del tutto inadeguate. Le stesse strutture cercano di minimizzare il problema, verso i propri dipendenti e i familiari delle persone ricoverate.
Molte le Rsa coinvolte nell’inchiesta
Nel solo territorio lombardo, ad oggi, sono numerose le Rsa coinvolte. Alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone, ad esempio, una struttura con mille pazienti di cui l’80 per cento con disabilità, si sarebbero verificate una ventina di decessi oltre a una trentina di persone isolate. Al Don Gnocchi di Milano ci sono stati quasi 150 defunti nell’ultimo mese, scrive il Corriere della sera. Situazione a rischio anche nelle varie sedi del gruppo Korian (Segesta) o al Pastor Angelicus di via Arsia, con casi di contagio e sintomi da coronavirus.
E ricercare le colpe non è semplice, oltre che per ora, di fronte all’emergenza in corso, poco utile. La realtà è che le case di riposo non sono mai state attrezzate per pazienti con malattie infettive bisognosi di terapia intensiva. Ma le voci dei medici e degli operatori sanitari che lavorano in queste strutture sono più che preoccupate. Anche perché, lasciando da parte le percentuali, il numero di vittime continua comunque a salire giorno dopo giorno.
L’emergenza sanitaria che travolge le Rsa
“Siamo stati travolti dall’emergenza e non abbiamo avuto alcun appoggio. Nessun protocollo da seguire, neanche vaghe linee guida da parte della Regione. Impossibilitati a fare tamponi e senza ricevere alcun dispositivo di protezione. Mentre gli ospedali esplodevano, alle Rsa chi pensava? Abbiamo dovuto fare da soli”, è la replica del presidente della Rsa Residenze del Sole di Cinisello, Roberto Imberti.
“Tutto quello che è stato fatto, è stato fatto con il massimo rispetto”, è invece quanto affermato dall governatore della Lombardia Attilio Fontana. La Regione Lombardia, infatti, sostiene che sia un atto una campagna mediatica contro le Rsa, a cui fanno seguito polemiche di natura politica.
La Regione: travisamento della realtà
L’assessore alla Salute della Regione Lombardia ha perciò replicato parlando di “travisamento della realtà” di chi “ci imputa azioni che sono il contrario di provvedimenti che abbiamo scritto nero su bianco”. Un fatto “grave, triste e inaccettabile per chi come noi nella più grande emergenza dell’ epoca moderna ha messo in campo misure per offrire speranza”, ha detto Gallera.
L’accusa, tuttavia, è che si siano fortemente sottovalutate le problematiche della situazione, pensando che nelle Rsa si potesse in qualche modo restare immuni dal contagio. Senza fornire tutti i dispositivi necessari di protezione, e vietando ai parenti le visite ma facendo entrare qualsiasi operatore sanitario. Alcuni parlano addirittura di migliaia di deceduti a cause di queste negligenze.
Le accuse: scandalo che mostra l’abbandono
Uno “scandalo della pandemia” che mostra “il dramma dell’abbandono”, attacca su Avvenire l’ex sottosegretario Mario Giro, membro della Comunità di Sant’Egidio. “Bisogna intervenire per evitare che al loro interno vengano creati reparti Covid“, aggiunge. “Va abbandonata la mentalità che istituzionalizza la terza età, puntando invece su domiciliazione delle cure e co–housing, che poi costano meno”.
“È scandaloso che stia passando, nel silenzio generale, un modello che prevede la trasformazione di alcuni istituti o di loro sezioni, in reparti per malati di Covid-19“, è la nota invece della Comunità di Sant’Egidio. “Le persone anziane non sono cittadini di serie B: hanno diritto come tutti ad essere assistiti al meglio ed ottenere il ricovero in terapia intensiva se necessario”.
Giovanni Bernardi
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI