La morte non avrà mai la meglio nella vita di un cristiano. Per questo, anche di fronte al Coronavirus, non avremo nulla da temere se staremo con Gesù.
Lo ha affermato il cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale emerito di Sua Santità per la diocesi di Roma, nell’ambito di un intervento tenuto su Rai due. “Questo momento veramente tragico ci induce a riscoprire l’importanza del rapporto con Dio e quindi della preghiera”, ha affermato il religioso. Rivelando che personalmente vive questa situazione come “un momento nel quale con tutto il cuore mi affido al Signore e alla sua misericordia”.
“Io credo che questo momento ci spinge alla solidarietà. Tutti comprendiamo che siamo sulla stessa barca, che dobbiamo cercare di aiutarci l’uno con l’altro, perché questa è una questione di vita o di morte”, ha spiegato Ruini. “E qui di nuovo la fede può esserci di grande aiuto, perché la fede ci dice proprio questo, che siamo tutti fratelli, figli di un unico Padre, che veglia su di noi”.
Durante l’intervista infatti si è spiegato che quest’emergenza, in qualche modo, ci ha portato a riscoprire piccoli tesori nascosti nelle nostre case. Però bisogna anche comprendere come trasformare questo dramma in una spinta verso l’alto, una risorsa. Perché è ciò che deve fare il cristiano, e che gli è stato insegnato da Gesù stesso, che nella Croce non ha mai smesso di rivolgersi al Padre Suo, che è nei cieli.
Perciò “noi dobbiamo credere in questo, credere che non siamo soli, non solo perché ci sono altre persone con noi, ma anche perché di fronte alla morte il cristiano sa che la morte non ha l’ultima parola”. Il punto è che per un cristiano è necessario ribadire la propria fede, specialmente in momenti come questi a cui siamo sottoposti.
“Bisogna pur dirlo questo, perché quando si parla di centinaia di morti, e naturalmente di tante persone che perdono i loro cari, questo interrogativo si pone inevitabilmente: con la morte finisce tutto? oppure la morte è un passaggio, che è doloroso, drammatico, ma è verso la vita? È per questo che Cristo risorto è la nostra grande speranza, è il punto di riferimento. Attacchiamoci a lui! Crediamo in lui!”.
Un dato tuttavia triste è lo sconforto dei fedeli di fronte all’impossibilità di recarsi in chiesa per ricevere l’Eucarestia. Il rischio è quello dei contagi, è stato detto, quindi l’unica soluzione è pregare nelle nostre case. “Io credo che possiamo trovare Dio nella nostra coscienza”, ha spiegato il cardinale Ruini.
“Gesù ha detto: quando preghi, chiuditi nella camera tua e prega. Le circostanze esterne sono importanti, certo, è importante l’andare in chiesa, ma è importante soprattutto il rapporto interiore con Dio“. Una sottolineatura è stata fatta sull’importanza della fiducia. “Non dobbiamo perdere fiducia. È vero che questo coronavirus ci ha in qualche modo sconfitti, per ora. Ma è anche vero che l’uomo saprà vincere. Saprà vincere attraverso la solidarietà reciproca, certamente, ma anche attraverso il suo ingegno, l’ingegno dell’uomo che viene da Dio e che ci farà trovare i rimedi anche per il coronavirus”.
Quindi, che “si tratti di una terapia, di un vaccino, o di quello che sia, non so quando questo avverrà, ma sono convinto che supereremo anche il coronavirus, e per questo dobbiamo avere fiducia e chiedere al Signore di farci impiegare al meglio le capacità che ci ha dato”.
Per quanto riguarda la nota dolente dei cristiani che muoiono per mano di questo terribile virus, talvolta senza nemmeno la possibilità di avere un degno funerale, Ruini si è detto molto rammaricato. Tuttavia ha ricordato a tutti gli ascoltatori e ai cristiani, di non perdere mai la speranza. Di non dimenticarsi cioè mai di rivolgere il nostro sguardo a Gesù, l’unico che saprà veramente darci consolazione.
“Speriamo che le persone che si trovano lì, i medici, gli infermieri, dicano loro una parola buona, che attraverso di loro sentano che non sono abbandonati”, ha detto il cardinale. “Vorrei pregare il Signore che faccia sentire a loro che lui è vicino e li aspetta, come il Padre aspetta il proprio figlio che torna a casa, come il Padre della parabola aspettava il figliol prodigo, come Abramo aspettava il povero Lazzaro che moriva”.
Giovanni Bernardi
Fonte: Il Timone
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