Una Commissione vaticana contro il Coronavirus. Si tratta di quanto chiesto da Papa Francesco al Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Un’azione che dovrà essere svolta “per esprimere la sollecitudine e l’amore della Chiesa per l’intera famiglia umana di fronte alla pandemia di Covid-19, soprattutto mediante l’analisi e la riflessione sulle sfide socio-economiche e culturali del futuro e la proposta di linee guida per affrontarle”.
È stato lo stesso dicastero pontificio, guidato dal cardinale ghanese Peter Turkson, a diffondere attraverso un comunicato ufficiale la richiesta fatta del Papa. Nel testo, si spiega che la Commissione prevederà cinque gruppi di lavoro.
Il primo gruppo si occuperà dell’ascolto e del sostegno delle Chiese locali, in cooperazione con la Caritas Internationalis guidata dal cardinale filippino Luis Tagle, attraverso iniziative di carità promosse da altri organismi come l’Elemosineria Apostolica o la Farmacia Vaticana.
Il secondo gruppo invece penserà alla ricerca e allo studio della pandemia, riflettendo sulla società e sul mondo che ne verrà dopo. In particolare, su tematiche come ambiente, economia, sanità, politica, comunicazione o sicurezza. A presiedere questi lavori saranno le Pontificie Accademie per la Vita e delle Scienze.
Il terzo gruppo dovrà fare informazione sull’operato degli stessi gruppi di lavoro, promuovendo anche la comunicazione con le Chiese locali. Il quarto, coordinato dalla Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato guidata dall’arcivescovo inglese arcivescovo Paul Richard Gallagher, dovrà sostenere la Santa Sede nelle relazioni con i singoli Paesi e con gli organismi internazionali.
Mentre l’ultimo gruppo di lavoro sarà responsabile del finanziamento per l’assistenza verso chi è colpito dal coronavirus, lavorando sia con le Chiese locali che con le organizzazioni caritative cattoliche.
“Il Papa ha espresso la sua preoccupazione per il tempo presente, per la crisi mondiale generata dal COVID-19 e per gli scenari drammatici che si affacciano all’orizzonte. Ci ha detto di non perdere tempo, di metterci immediatamente al lavoro”, ha spiegato ai media vaticani il cardinale Turkson. “Dobbiamo agire subito. E dobbiamo da subito pensare per il dopo”.
“Servono azioni concrete subito, e le stiamo facendo. E serve guardare oltre l’oggi, tracciare la rotta per la navigazione difficile che ci attende”, ha affermato ancora il cardinale. “Se non pensiamo al domani ci troveremo di nuovo impreparati. Agire oggi e pensare il domani non sono in alternativa. Non siamo di fronte ad un aut aut ma a un et et”.
La crisi sanitaria ha infatti già innescato una crisi economica che potrebbe diventare molto problematica, per questo anche la Chiesa guidata da Papa Francesco sente il dovere di scendere in campo. Per evitare cioè che gli effetti che ne derivino possano portare a conseguenze ben peggiori. Come ad esempio a una crisi sociale, che è già in atto, ma che se non affrontata nel migliore dei modi potrebbe diventare ancora più pesante.
Per questo “la rete della Chiesa nei singoli Paesi è essenziale. Il lavoro che fanno le Caritas è straordinario. Tutto quello che faremo, sarà fatto in comunione fra noi a Roma e le Chiese Locali. Il team è al servizio del Papa e delle Chiese. La nostra missione non è rimpiazzare l’azione delle Chiese locali, ma aiutarle ed essere da esse aiutati”.
Tutto ciò, per la ragione che “siamo gli uni al servizio degli altri. Non capiremmo il tempo che viviamo se non facessimo così. Ma è così soprattutto che si manifesta l’universalità della Chiesa”.
Turkson nell’intervista ha messo in luce tematiche ben precise, sui quali la Santa Sede ha intenzione di impegnarsi concretamente promuovendo un’azione di risoluzione presso le organizzazioni internazionali, o anche dialogando con i singoli Stati, qualora fosse necessario.
Temi come le sanzioni internazionali, la possibilità di ridurre o condonare il debito degli Stati più poveri, la guerra e il cessate il fuoco, che il Vaticano chiede sia “globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”. O la fabbricazione e il traffico di armi attraverso “ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite“.
“L’uomo riscopre oggi tutta la sua fragilità”, ha detto ancora il cardinale. “In questo l’uomo riscopre Dio, che ha affidato all’uomo tale vocazione alla solidarietà. Riscopre quanto il destino di ognuno è legato a quello degli altri. Riscopre il valore delle cose che contano e il non valore di così tante cose che ritenevamo importanti”.
Giovanni Bernardi
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