Dopo il varo del nuovo dpcm sul Coronavirus da parte del governo Conte, c’è grande preoccupazione per il caos nella gestione del trasporto pubblico.
Le Regioni devono cercare di conciliare salute pubblica ed efficienza del servizio, ma con tutta evidenza ciò non è facile. Il contagio, a differenza della prima ondata dello scorso marzo, oggi è diffuso in tutto il Paese. Le foto dei mezzi pubblici strapieni di passeggeri nella capitale stanno facendo il giro della rete, con un profluvio di commenti indignati.
Coronavirus, la triste realtà del trasporto pubblico nelle città
Di fronte alla fermata della metro, ogni mattina a Roma si ammassano decine e decine di persone, schiacciate come sardine. Molti vengono da fuori il raccordo, come per esempio dal trenino per Ostia, e scendono in pieno centro, tra Colosseo, Piazza di Spagna, Termini.
Dalle foto, si vede che i pendolari indossano più o meno la mascherina, non tutti, mentre alcuni ne indossano più di una per sicurezza. Ma che nonostante il dispositivo, sembra che la protezione sia ben poco. Uomini e donne sono infatti schiacciati uno contro l’altro.
Il viaggio nel caos dei trasporti pubblici, tra rabbia e doppie mascherine
Così tutti cercano al meglio di coprirsi bocca, naso, volto. “I cittadini mi sembrano molto responsabili, rispettano le regole. Il problema non sono loro, ma chi ci governa. Avevo letto che avrebbero potenziati i trasporti, ma dove?”, dice una signora intervistata dal Corriere della Sera.
Di fatto però tutti pensano che la situazione, come è al momento, è del tutto ingestibile. Servono più corsi, maggiori controlli e precauzioni, per evitare un contagio sfrenato. Piuttosto che prendersela con gli studenti, tra l’altro obbligati dal governo ad andare a scuola, bisognerebbe guardare a una situazione gestita male e che nella pratica è ancora peggio.
Su bus e metro, tutto è come prima e i controlli non esistono
Tutti si comportano come prima, ma in più c’è la paura di andare incontro al virus. I giovani, per andare a scuola, sono costretti a prendere i mezzi pubblici nelle ore di punta. Ora il governo però punta a controllare i cittadini fin dentro casa. “Adesso vogliono persino controllarci dentro casa. Perché non fanno i controlli sui trasporti pubblici? Qui ce ne sarebbe davvero bisogno”, commenta furioso al giornalista un uomo in giacca e cravatta.
La regola dice che autobus e metro dovrebbero fare salire fino all’ottanta per cento della capienza. La verità è che a vigilare gli accessi non c’è nessuno. E le persone, che hanno fretta e devono andare al lavoro, quando arriva il mezzo ci salgono sopra, non stanno a contare spazi e persone. E quando arrivano alla loro fermata, chi deve scendere scende, non aspetta la prossima.
Coronavirus, assembramenti costanti dentro e fuori i mezzi pubblici
Così in alcune fermate l’assembramento che già si sta verificando dentro al mezzo prosegue anche fuori, per uscire dalla metro o dal treno. Senza contare disservizi che continuano ad esserci come prima. Uscite bloccate, scale mobili non funzionanti. Alla stazione Termini, fermata centrale di Roma, da mesi sono recintate da alcune transenne messe lì alla meglio.
L’ipocrisia di prendersela con quei luoghi dove, peraltro, c’è maggiore attenzione, che sia la scuola o la chiesa, suscita quindi forte rabbia a vedere la situazione generale nelle città, nei trasporti pubblici, nei luoghi in cui dovrebbero essere le istituzioni a controllare e a garantire la sicurezza.
Le istituzioni vogliono sicurezza. Sono i primi che non la garantiscono
Invece la realtà è che si pretendono comportamenti virtuosi dagli altri, continuando ad attaccare nonostante il rispetto delle regole, e in casa propria non si rispetta nulla di ciò che si chiede agli altri.
Così si muovono le istituzioni di fronte al Coronavirus, dai comuni alle regioni fino al governo, con il premier Conte che chiede rigore, controlli, multe, e il ministro Speranza che invita a segnalare le feste del vicino. Mentre poi, continuamente, a ogni incontro pubblico, vengono puntualmente fotografati a stringere mani a destra e a sinistra senza mascherina né protezione.
Giovanni Bernardi