Sono molte le opinioni controcorrente del virologo Giulio Tarro, virologo napoletano responsabile del comitato virosfera dell’Unesco.
Ad esempio: non è una vera pandemia, non c’è paragone con al Spagnola che attaccava l’intero organismo e i giovani, il virus andrebbe fatto circolare liberamente e gli unici a dover essere protetti sono gli anziani. Oppure: la decisione di tenere tutti chiusi in casa è stata fortemente dannosa, per questo appena possibile tutti devono andare al mare, perché l’aria del mare uccide il virus.
Personaggio che ha sostenitori e detrattori, come accade ormai frequentemente nel mondo dei medici che si occupano di discutere pubblicamente questioni legate al coronavirus. I sostenitori descrivono Tarro come uno dei più importanti virologi al mondo, allievo dello scopritore del vaccino contro la poliomelite Albert Sabin.
Tarro sostiene che non è necessario un vaccino per sconfiggere il coronavirus ma cure antivirali, peraltro già sperimentate in altri paesi e da somministrare al paziente nelle prime fasi della malattia, che evitino l’arrivo in terapia intensiva. Ad esempio la cura al plasma utilizzata anche in Italia ha spesso avuto effetti sorprendenti.
“Il vaccino contro il Coronavirus non serve, basta una terapia antivirale nei primissimi giorni”, aveva affermato Tarro durante una trasmissione del programma di Bruno Vespa “Porta a Porta”. “Un vaccino non è necessario. La stessa organizzazione mondiale della sanità ha detto che per un vaccino ci vogliono 18 mesi. A questo punto è allora importante intervenire con degli antivirali. Fin da subito”, ha spiegato in quell’occasione.
“Il tutto senza arrivare a una terapia intensiva. E’ anche una questione di buon senso”, affermò in quella circostanza il virologo napoletano. Oltre a ciò Tarro aveva spiegato che secondo alcune ricerche effettuate in Israele il virus sarebbe potuto scomparire in una settantina di giorni. Ne possono passati poco meno di trenta da quando fece quelle affermazioni, e nel nostro paese effettivamente la pressione sta diminuendo. Speriamo che le sue previsioni si realizzino sempre di più.
È stato scritto che Tarro è stato candidato due volte al premio Nobel per la medicina, anche se di fatto le candidature proposte per vincere questo premio restano segrete per cinquant’anni. L’affermazione ha mandato su tutte le furie colleghi di Tarro come Burioni, che lo ha attaccato anche personalmente in più occasioni e con grande veemenza.
Tuttavia, è pubblico il riconoscimento avuto nel 2018 Tarro negli Stati Uniti come “miglior virologo dell’anno” dall’associazione Internazionale dei Migliori Professionisti (IAOTP).
Il virologo Tarro isolò il vibrione del colera quando scoppiò l’epidemia a Napoli, e fu il medico che sconfisse quello che venne chiamato il “male oscuro”, cioè un virus respiratorio che causava elevata mortalità nei bambini affetti da bronchiolite.
Alla luce di queste esperienze, Tarro sostiene che il Covid-19 non ha nulla a che fare con l’epidemia Spagnola di inizio secolo. “Sono famiglie virali diverse. La spagnola prende tutto l’organismo ed è una malattia più importante che ha colpito e ucciso soprattutto giovani debilitati e denutriti che tornavano dalla prima guerra mondiale”.
Per cui l’opinione del virologo napoletano è chiara. “Io sono molto legato a Israele dove la ricetta è isolare gli anziani e far circolare il virus tra i più giovani. I giovani, a cominciare dai bambini, hanno difese diverse, sicuramente migliori dei soggetti adulti e degli anziani. Bisognerebbe avere un poco di buon senso. Anche noi eravamo abituati a sentirci dire dai medici che ci vuole aria salubre e sole. Sono cose che fanno bene”.
Giovanni Bernardi
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