In questi giorni cresce l’allarme per l’aumento di casi di Coronavirus in Italia. Non è d’accordo il professor Giulio Tarro: “è politica del terrore, non ci sono ricoveri”.
La prospettiva che dà della situazione che stiamo vivendo il professore Tarro è infatti totalmente diversa da quella che emerge dai quotidiani e dalla maggioranza delle cronache nazionali. Il virologo Roberto Burioni su Twitter ha affermato che “le cose cominciano a mettersi peggio”, e che “il virus è lì fuori, infettivo e nocivo come nella scorsa primavera”.
Nelle ultime 24 ore i contagi sono saliti a oltre 2500 casi. I tamponi sono cresciuti del 7.9 per cento, ma i positivi ai test pare che segnino un aumento del 39 per cento, secondo i dati diffusi da Youtrend. Secondo alcuni si tratta di una prima conseguenza della riapertura delle scuole, avvenuta già da settimane.
“Facendo tamponi di massa stiamo facendo un’enorme confusione”, è quanto invece ribatte con decisione il professore Tarro. “I tamponi a tappeto hanno un’alta percentuale di falsi positivi. Assistiamo adesso alla diffusione non della patologia del Coronavirus ma alla resistenza anticorpale per la stessa malattia”, prosegue il medico, allievo del virologo Albert Bruce Sabin, l’inventore del vaccino contro la poliomelite.
Tarro ha criticato in particolari i criteri e i metodi usati dal governo italiano per fare fronte alla pandemia, che a suo avviso sono dettati da incompetenza e approssimazione e creano risultati non solo fasulli ma anche sconvenienti. “Negli Stati Uniti hanno speso un miliardo e mezzo per fare un test diagnostico che permettesse di trovare sia le proteine del virus, sia gli anticorpi che l’acido nucleico”, ha spiegato il medico.
“Col tampone invece noi in Italia troviamo solo un acido nucleico e non si sa se è attivo o inattivo. Lo scopritore di questa macromolecola, il professore Mullis, premio Nobel, ci dice che l’acido nucleico potrebbe anche essere inattivo. L’inattivo è un virus morto. Infatti Mullis ha spiegato di non usarlo come test diagnostico. I tamponi danno molti falsi positivi e molti falsi negativi”.
Insomma, il tema del presunto ritorno del virus in Italia in realtà, a detta del professor Tarro, è solamente una conseguenza sulla cattiva gestione dei tamponi. E delle incompetenze che mettono in luce dati non corrispondenti alla realtà della pericolosità pandemica. “Se fai 400.000 tamponi viene fuori di tutto, soprattutto gli asintomatici. Bisogna poi tener presente che sono in circolazione anche tamponi già contaminati, come è stato scoperto in Gran Bretagna con tamponi provenienti dalla Cina”, dice Tarro.
Per Tarro quindi i positivi riscontrati in questo momento sono quasi tutti asintomatici, almeno nove su dieci. Per questo i dati non parlano della diffusione del Coronavirus ma della resistenza degli anticorpi per la stessa malattia. Una situazione quindi molto distante da quanto accaduto a marzo scorso. In Italia per Tarro “l’emergenza è finita e quella che stiamo vivendo è la fase della cosiddetta immunità di gregge”.
Per Tarro quello che sta accadendo è perciò conseguenza della “solita politica del terrore“. “Le persone sane asintomatiche non possono essere considerate contagiose. Hanno una bassa carica virale”. Una dimostrazione di questo fatto, spiega il medico, è che le persone che finiscono in terapia intensiva sono “pochissime per il Covid“.
A chi dice che “sta continuando l’epidemia”, Tarro risponde che “è una grossa stupidaggine, altrimenti non si spiegherebbe la fine dei contagi che ci sono stati d’estate”. “C’è una ricerca di fine marzo che dice che 11 milioni 200.000 italiani avevano già risposto al virus. Ora se arriviamo a due terzi della popolazione che ci entra a contatto raggiungiamo una sorta di immunità di gregge e tutto questo problema non ci sarà”, ha spiegato il medico.
Per cui, chi avrà dubbi sul proprio stato di salute dovrà semplicemente andare dal medico di famiglia, e non allarmarsi, ha spiegato Tarro. Usando il buon senso e senza farsi ossessionare dai tamponi. In caso di aumento dei ricoveri, invece, “per chi si ammala abbiamo poi un sacco di terapie, tra cui la sieroterapia che mi sembra tra le più efficaci.
Ora bisognerà vedere chi, questo inverno, ha accumulato sacche di sangue dei pazienti guariti in modo da poter salvare chi sarà davvero in pericolo”.
Giovanni Bernardi
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